La città di Castellammare di Stabia, con le sue acque termali, si è candidata patrimonio dell’Unesco. Il consigliere di opposizione Tonino Scala, in quota LeU, ha scritto una lettera indirizzata al Sindaco e al Consiglio Comunale rimarcando la necessità di predisporre anche atti amministrativi che possano far si che le acque termali vengano riconosciute come patrimonio.
“In questi giorni, come già è avvenuto tra l’altro nel 2009, la città di Castellammare di Stabia si è candidata a patrimonio dell’Unesco e questa, a mio avviso, è una buona notizia.
La sola candidatura però serve a poco se non supportata da fatti e da atti amministrativi che rendano le fonti, oggetto di tale richiesta, degne di un riconoscimento che parta sicuramente dalla tutela delle stesse. Se vogliamo passare dalle parole ai fatti, abbiamo il diritto dovere di trasformare il desiderio che accomuna cittadini, maggioranza e opposizione consiliare in atti che possano concretizzare, valorizzare e tutelare le nostre ricchezze. Tutto questo – dice Scala – passa però da un atto, quello di chiedere alla Regione Campania, al Consiglio Regionale di riaprire i termini previsti dalla legge regionale n.8 del 29 luglio 2009 che prevedeva l’istituzione dei Parchi Urbani delle Acque. Termini tra l’altro già riaperti nel dicembre dello stesso anno dalla finanziaria regionale.
Con quella legge, del quale fui estensore, la Regione Campania promuoveva l’istituzione di Parchi delle acque minerali con finalità di tutela ambientale e paesistica, con particolare riferimento alla tutela e promozione delle acque. Tali parchi dovevano essere gestiti secondo le forme associative previste dal Tuel 267/2000 e successive modifiche, ricadendo ogni onere in capo ai soggetti associati.
Una importante iniziativa con la precisa finalità di tutela ambientale e del territorio e programmazione economica di sviluppo del comprensorio stabiese, a cui i Comuni erano chiamati ad aderire trascorsi i 60 giorni dall’entrata in vigore.
A questa seguì una norma che presentai insieme ad Oliviero e che seguiva la mia legge sulle acque minerali, inserita nella finanziaria 2009, che non solo attuava la stessa ma aveva lo scopo di tutelare i due bacini idropinici più importanti della Campania: Castellammare di Stabia e l’area di Riardo(CE).
Successivamente, in tempi brevi, comuni, enti ed amministrazioni dell’area casertana realizzarono ciò che la norma prevedeva.
Per Castellammare la storia proseguì diversamente.
L’ Amministrazione guidata dal sindaco Vozza approvò l’atto deliberativo in sede di Giunta.
Lo stesso doveva essere convertito in Consiglio Comunale, ma eravamo a fine consiliatura.
Tale atto non riuscì ad essere ratificato in Consiglio e le tre amministrazioni che si sono succedute non hanno avuto il coraggio di ripresentarlo.
Ad oggi, nonostante siano trascorsi 10 anni, manca ancora l’approvazione del Consiglio, i termini sono scaduti e Castellammare non ha il parco, unico vero strumento di tutela.
Va precisato che trattasi non di creazione di altra infrastruttura (il costo sarebbe stato pari a zero) ma di tutelare solo ed esclusivamente la città delle acque e il suo bacino idropinico.
L’intento di questa nota non è quello di alimentare nessuna polemica: sono consapevole che l’iniziativa supera qualsiasi steccato ideologico, misere appartenenze e solite convenienze.
In gioco c’è la volontà di poter costruire una prospettiva concreta di sviluppo e di tutela dell’intera area stabiese.
Un Parco a costo zero potrebbe rappresentare una fondamentale opportunità di sviluppo economico e di tutela ambientale.
Di fatti, la nostra Città, vanta nel suo bacino idrico, la presenza di ben 28 sorgenti di acque minerali differenti.
La costante composizione fisico-chimica, che ha conferito ad ognuna di queste acque distinte proprietà terapeutiche e l’abbondante gittata delle fonti, consentono di eseguire cure termali per numerose patologie.
La proposta, che mi permetto di sottoporre a tutti i soggetti in indirizzo, è di chiedere al Consiglio regionale di riaprire i termini di quella proposta di Legge che venne approvata nel lontano 2009.
Gli interventi correlati alla istituzione del Parco delle Acque potrebbero essere così riassunti:
-studio e monitoraggio idrogeologico del bacino idrotermale di riferimento con valutazione delle caratteristiche dei suoli, della loro vulnerabilità all’inquinamento, delle potenzialità idrologiche del bacino e definizione dei parametri chimico fisici delle sorgenti;
-determinazione e monitoraggio del bacino idrotermale e del suo sistema idrologico e definizione delle portate emungibili;
-analisi statistica delle variazioni chimico fisiche e delle portate;
-monitoraggio delle sorgenti per la definizione di sistemi di risanamento igienico e sanitario delle aree della fascia sorgentizia;
-risanamento e restauro ambientale dei siti di emergenza delle sorgenti ;
-realizzazione di percorsi naturalistici e di ricerca lungo l’intera area già evidenziata;
-estensione dell’area di Parco alle aree sorgentizie ed idrotermali limitrofe (Vico Equense, Gragnano etc.)
La fascia di territorio individuata per il parco, già approvata dalla giunta comunale nel lontano 2010, si colloca tra Piazza Fontana Grande e La sorgente del Muraglione, comprendendo Via B.Brin e le strade limitrofe, Via Visanola, le antiche Terme, le sorgenti Madonna e Acetosella e la stessa Via Acton.
Si tratta dell’intera area meridionale stabiese di elevata valenza storica che necessita di una riqualificazione sociale ed ambientale che naturalmente passerà per la riqualificazione del suo patrimonio sorgentizio.
Il Parco delle acque potrebbe tra l’altro entrare in sinergia con il Parco dei Monti Lattari, considerato anche che tutta la catena dei monti Lattari alimenta il sistema sorgentizio stabiese.
In questa ottica, bisogna tirare fuori da cassetti lo studio che l’università ha già presentato al comune di Castellammare, per rivederlo, ampliarlo, aggiornarlo.
Cose fondamentali per riuscire ad entrare nel Patrimonio Unesco e nello stesso tempo per salvaguardare una ricchezza unica al mondo.
In questo quadro in cui noi tutti, come si evince dalla manifestazione appena conclusasi, vogliamo fare un’azione per il rilancio e la difesa del patrimonio nostro, dovremmo anche fare una riflessione seria sull’opportunità di realizzare il parcheggio nelle Antiche Terme.
A mio avviso, visto ciò che dicono gli studi, andrebbe fatta perché forse quella scelta va in controtendenza e appare contraddittoria con tutto il lavoro che si pensa di avviare sulla tutela delle acque.
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