“O’ nonno ha cresimato a tutte le pizzerie di Forcella”. Lo diceva Ciro Contini o’ nirone in una delle intercettazioni contenute nell’ordinanza cautelare che da due settimane ha sgominato il nuovo clan Sibillo e i Buonerba, firmata dal gip Giovanna Cervo. Non solo pizzerie ma anche pasticcerie. Il comparto del food del centro storico di Napoli da quello che si evince dall’inchiesta è stato nel corso dell’ultimo anno al centro dell’attenzione dei clan. La sua crescita esponenziale, l’affluenza di turisti in tutti i negozi no era certo sfuggito ai clan. E così prima il gruppo dei giovani della ‘Paranza dei bimbi’, poi i suoi reduci e poi i genitori con altre nuove leve come ha dimostrato l’inchiesta e gli arresti che ne hanno seguito gli spari nella pizzeria Di Matteo. In questa circostanza sono finiti in carcere Vincenzo Sibillo, (padre del defunto baby boss Emanuele e di Lino) Giosuè Napoletano (padre del pericoloso killer Antonio o’ nannone) e poi il 24enne Giovanni Ingenito, cugino dei Sibillo, e il 28enne Giovanni Matteo. Ma la camorra di Forcella, quella delle giovani leve è diventata anche camorra imprenditrice negli ultimi tanto tanto da gurdare anche all’indotto che gira attorno al food come la fornitura di cartoni delle pizze. E a tal proposito emblematica è il racconto del pentito Pasquale Orefice, uomo del clan Contini che in un interrogatorio del 27 settembre dello scorso anno a proposito di Ciro Contini o’ nirone dice:”…il Contini Ciro faceva parte del gruppo di fuoco con loro. Quando morì Emanuele Sibillo e il fratello Pasquale Sibillo era latitante, le redini del clan passarono a lui. Al punto che mi chiedeva consigli su come operare con gli affiliati. Ad esempio per la imposizione delle buste ai commercianti e dei cartoni per le pizze gli spiegai che era meglio non coinvolgere affiliati che potevano ricondurre a lui, ma ragazzi estranei alla malavita”. E a proposito delle tangenti imposte alle pizzerie del centro storico di Napoli in una telefonata intercettata tra la fidanzata di Ciro Contini e un’amica si racconta: “…ieri sera (Ciro) mi ha detto “non hai capito? … è salito o’ nonno (Corallo Pio Francesco) … ha detto ma non ho capito quella pizzeria nella Maddalena?!” … ha detto Ciro la pizzeria nella Maddalena mi appartiene perché che c’é? …. “eh no”, cioè, hai capito voleva andare dentro alla pizzeria … e ha detto lui non la guardare proprio, perche è la mia famiglia …mi appartiene! e lui ha risposto e va bene”. E Ciro aveva ricordato alla sua fidanzata che o’ nonno “é andato a cresimare’ a tutti quanti e mio voleva cresimare pure…”. Che le giovani leve del clan Sibillo non si fermava davanti a niente e nessuno lo testimonia il particolare raccontato dal neo pentito Carmine Campanile, ras delle Case Nuove legato ai Mazzarella: ” …i Sibillo ed… (omissis) … della Pigna Secca e che sono tra loro alleati. So questa circostanza perché mi è stata riferita da Gennaro Caldarelli al quale …. (omissis) …chiese un estorsione di 50. 000 per le attività delle pasticcerie di proprietà di suo suocero, che è persona estranea alla malavita, una delle quali si trova ai Decumani nella zona di San Gaetano. L’estorsione fu chiesta in occasione della scarcerazione di Antonio Napoletano, detto o’ nannone….L’estorsione non si consumò perché Gennaro Caldarelli disse che non aveva rapporti con suo suocero che, del resto li avrebbe fatti arrestare”.
Rosaria Federico
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Articolo pubblicato il giorno 16 Marzo 2019 - 23:57