E’ stato fissato per domani mattina, davanti al gip di Napoli, Pietro Carola, l’interrogatorio di Marco Di Lauro, ritenuto a capo dell’omonimo clan, arrestato sabato scorso poco dopo l’ora di pranzo in un anonimo appartamento di via Emilio Scaglione alla periferia Nord di Napoli e poco lontano dalla ‘sua’ Secondigliano dopo 14 anni di latitanza. Ad assisterlo saranno gli avvocati Carlo e Gennaro Pecoraro che in giornata lo incontrano nel penitenziario dove è rinchiuso. Al boss sono stati notificati, in questura, a Napoli, subito dopo l’arresto, l’ordine di carcerazione per associazione di stampo mafioso e droga, accuse che gli sono valse una condanna definitiva a 11 anni e 2 mesi di reclusione, e altre due ordinanze di custodia cautelare in carcere, entrambe per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata traffico di sostanze stupefacenti. Marco Di Lauro venne assolto dall’accusa di essere il mandante dell’agguato al parco acquatico di Licola, il Magic World, risalente al 10 agosto del 2007, durante il quale Nunzio Cangiano fu brutalmente ucciso sotto gli occhi della moglie e del figlioletto. Un omicidio, secondo il racconto dei collaboratori di giustizia, ordinato per punire il gruppo camorristi dei cosiddetti “girati” (ribelli, ndr). Nel giugno 2015, infine, la Cassazione ha disposto il rinvio degli atti a Napoli, ad un collegio della Corte di Appello diverso da quello che aveva decretato l’ergastolo per Di Lauro, in relazione all’accusa di essere stato il mandante dell’agguato in cui venne ucciso Attilio Romanò, un imprenditore di 29 anni, attivo nel settore della telefonia e informatica al dettaglio. La Cassazione, infatti, ha rilevato delle discordanze nei racconti dei pentiti che accusavano il rampollo della famiglia Di Lauro di avere ordinato l’agguato che, in realtà, aveva come obiettivo Salvatore Luise, nipote del boss degli scissionisti Rosario Pariante.
Articolo pubblicato il giorno 4 Marzo 2019 - 13:43