Nei giorni scorsi l’invito da parte del sindaco Renato Natale, e quindi, ieri a mezzogiorno, la risposta del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Per impegni pregressi non sarò presente alla manifestazione in ricordo di Don Peppe Diana”. Il Presidente era infatti impegnato all’ospedale Bambin Gesù di Roma, dove si celebravano i 150 anni dalla fondazione, ma ha voluto lasciare un messaggio di speranza a tutti i cittadini di Casal di Principe e, in generale, a tutti coloro che oggi ricordano il parroco anticamorra: “La camorra è una forma di terrorismo che sradicheremo. La cultura di morte non prevarrà sul desiderio di una società più giusta e più ricca di opportunità”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una dichiarazione nel 25esimo anniversario dell’omicidio di Don Giuseppe Diana.
“Questo giorno di memoria – aggiunge Mattarella – è un giorno di impegno e di responsabilità. La Repubblica non lascerà sole le comunità, come quella di don Giuseppe Diana, che hanno subìto ferite così profonde. Le istituzioni devono rispondere alla domanda di giustizia che sale dalle numerose vittime innocenti, dalle famiglie, dalle persone a cui il crimine organizzato continua a rubare il futuro. Ma tutta la società civile, a partire da ciascuno di noi, è chiamata a fare la propria parte, seguendo la strada indicata da persone come don Giuseppe”.
“A venticinque anni dal barbaro e vigliacco omicidio di don Giuseppe Diana, desidero esprimere il ricordo riconoscente degli italiani e, insieme, la mia personale vicinanza alla comunità che ha avuto il privilegio di conoscere e apprezzare la testimonianza di questo uomo giusto, coraggioso, dedito al bene comune, disposto a pagare di persona pur di contrastare l’ingiustizia e la violenza organizzata”, aggiunge Mattarella.
“Don Giuseppe – prosegue il presidente – è nato a Casal di Principe e tra la sua gente ha continuato a operare, con lena instancabile e con animo sempre aperto alla speranza, affinché si spezzasse il giogo criminale e potessero aprirsi ai giovani nuove opportunità di crescita personale e di riscatto sociale. I camorristi l’hanno ucciso nella sacrestia della chiesa, prima della messa. Pensavano di far tacere una voce scomoda, di cancellare la reazione civile alla sopraffazione, di annientare una forza educativa che costruiva libertà: ma gli assassini hanno soltanto mostrato, una volta di più, l’abisso che separa l’umanità di chi cerca il bene dalla disumanità della camorra e delle mafie”.
“Il martirio di don Diana – aggiunge Mattarella – rende oggi ancor più solenni le sue parole: ‘Per amore del mio popolo non tacerò’. Per amore di noi stessi e del nostro Paese sentiamo il dovere di raccogliere e trasmettere il testimone di quanti ci hanno insegnato a non piegare la testa davanti alle minacce, di non rinunciare mai alla dignità della vita, di non cedere all’illegalità e al sopruso”.
Gustavo Gentile
Articolo pubblicato il giorno 19 Marzo 2019 - 14:57