S’impicco nella sua casa di Mugnano (Napoli) nel settembre del 2016 dopo la diffusione in rete di alcuni video “hot” e la assurda, spietata, gogna mediatica di cui fu vittima Tiziana Cantone, una ragazza come tante e tante. Due anni prima di togliersi la vita – nel maggio del 2014 – l’incontro cheavrebe segnato la sua vita fino alla morte. Tutto ciò che di questo periodo si conosce emerge dalle conversazioni WhatsApp analizzate da Luca Ribustini e Romina Farace, autori del libro inchiesta “Uccisa dal web”. Ventisette mila messaggi – di cui solo una minima parte precedentemente passata al vaglio – fondamentali per capire davvero ciò che è rimasto nascosto e la genesi di un femminicidio social. Il libro, che esce in concomitanza con il processo all’ex di Tiziana, racconta molti particolari inediti sul periodo antecedente il suicidio. Attraverso il lavoro minuzioso degli autori e la testimonianza della madre Maria Teresa Giglio, esce fuori una realtà diversa che sarà dibattuta in fase processuale. Da questa inchiesta e da questi messaggi, il rapporto con la madre, l’abbandono paterno in tenera età e soprattutto la frustrazione di non riuscire a legare a sé un uomo, diventano elementi fondamentali per comprendere come Tiziana sia giunta alla tragica deicsione. Intrappolata in una becera dinamica, ha visto le sue richieste d’aiuto cadere nel vuoto, diventando vittima della manipolazione maschile e della gogna social che ha trasformato il diffuso fenomeno del sexting in femminicidio. Un femminicidio social.
Articolo pubblicato il giorno 17 Febbraio 2019 - 17:06