La Polizia di Stato, sul territorio nazionale, ha dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal gip del Tribunale di Milano, su richiesta della locale Dda, nei confronti di quindici persone, otto in carcere, quattro ai domiciliari e tre sottoposti a divieto di dimora, accusati di traffico illecito di rifiuti, attività di gestione di rifiuti non autorizzata, intestazione fittizia di beni e calunnia. In particolare, dall’attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Milano, e’ emerso che i soggetti sarebbero parte di un sodalizio tra imprenditori, amministratori e gestori di società operanti nel settore dello stoccaggio e smaltimento rifiuti e intermediari e responsabili dei trasporti che, con plurime operazioni e attraverso l’allestimento di mezzi e attività continuative e organizzate, avrebbe gestito abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti speciali, costituiti prevalentemente da rifiuti indifferenziati urbani. Il profitto illecito sarebbe di almeno un milione di euro a favore della Ipb Italia srl, oltre ad un profitto al momento non quantificato per altre società coinvolte. L’attività di indagine ha preso le mosse a seguito dell´incendio divampato il 14 ottobre 2018 a Milano all’interno dell’area situata in via Chiasserini 21, dove ha sede lo stabilimento di proprietà della Ipb srl, azienda che si occupa di gestione e stoccaggio rifiuti, al momento dei fatti gestito dall’azienda stessa, ed ha portato all’individuazione di una vasta rete di soggetti, tra loro collegati ed operativi in tutta Italia che, con diversi ruoli e mansioni, avrebbero gestito abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti speciali, costituiti prevalentemente da rifiuti indifferenziati urbani, per non meno di 37mila metri cubi. I rifiuti, mediante ditte di trasporto, autisti e varia manovalanza collusa, non sarebbero stati regolarmente smaltiti presso i siti autorizzati, bensì accumulati ed abbandonati all’interno di vasti capannoni, affittati da società terze, intestate a prestanome, con ovvio risparmio sui costi di smaltimento. Gli investigatori hanno individuati altri siti e capannoni in località Fossalta di Piave (Ve), a Meleti (Lo) e Verona San Massimo (Vr). I rifiuti stoccati illecitamente sono stati classificati come rifiuti speciali misti assimilabili agli urbani, provenienti dalla raccolta dei rifiuti domestici (ivi incluse le piazzole ecologiche) e dalle attività produttive artigianali. Secondo gli investigatori, questi sarebbero confluiti in centri di trattamento che li avrebbero trattati meccanicamente per conformarli mediante pressatura a cubi raggiati, tenuti insieme mediante filo di ferro. I rifiuti oggetto del traffico sono per lo più rifiuti speciali che non presentano frazioni valorizzabili, destinabili pertanto solo ed esclusivamente ad un impianto di smaltimento finale quali la discarica autorizzata oppure il termovalorizzatore. Per quanto concerne l´area geografica di produzione dei rifiuti sono stati rinvenuti indizi che hanno consentito agli investigatori di ritenere che buona parte provenga dal sud Italia, Salerno e Napoli. Oltre alla Ipb, risultano coinvolte: Zero Acqua Italy, Immobiliare Priscilla, Tecno Group Costruzioni, riconducibili secondo gli investigatori ad un uomo di Arona (No), cl. 1963; Winsystem Group, ritenuta riconducibile a M.S. nato a Lissone (Mb) nel 1969; Gealog e Wastesolution, riconducibili ai fratelli V. di Maddaloni (Ce); Manufatti e Cemento, riconducibile a D.G. nato nel 1970 a Portogruaro (Ve); Proveco Italia, riconducibile a G.G. nato a Spresiano (Tv) nel 1952. Contemporaneamente e’ stato eseguito un sequestro preventivo o per equivalente di 1.086.000 euro a Ipb Italia ed il sequestro preventivo del 100 % del capitale sociale delle societa’: Ipb, Immobiliare Priscilla, Tecno Group Costruzioni, Winsystem Groups, Gealog e Wastesolution. Infine, sequestrati, a fini di confisca, anche tredici mezzi pesanti, tra cui autocarri, rimorchi e muletti.
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