Più di cento testimoni tra dirigenti, ex sindaci, operai, dipendenti dell’ufficio tecnico e anche un prete, saranno i protagonisti del processo che dovrà chiarire le dinamiche che hanno portato alla strage di Rampa Nunziante: il crollo della palazzina vista mare durante il quale, il 7 luglio del 2017, sono morte otto persone. Nei prossimi giorni il maxi processo che vede ben 15 imputati accusati di falso ideologico e omicidio colposo con un totale di centosei testimoni tra i quali spiccano alcuni nomi eccellenti come Giosuè Astarita, ex sindaco di Torre Annunziata rimasto in carica per dieci anni. In questi mesi proprio l’ex sindaco Starita ha reso dichiarazioni in merito al crollo, ritenute rilevanti dai pm della città oplontina. In aula dovrebbero comparire anche alcuni ex dipendenti dell’ufficio tecnico comunale e i dirigenti che si sono succeduti alla guida dell’Utc nel corso degli ultimi venti anni. Attorno a quest’ufficio, come ribadito diverse volte in questo periodo, potrebbero esserci quelle risposte utili a far luce sulla tragedia. Verrano ascoltati diversi ex assessori che si sono occupati dell’edilizia e alcuni operai che hanno partecipato ai lavori eseguiti all’interno della palazzina, poco prima del crollo. Verrà messa agli atti anche la testimonianza di don Ciro Cozzolino, il sacerdote che ha raccolto le confessioni degli inquilini della palazzina crollata. A chiudere il cerchio Mario Minichini, il super testimone che con le sue dichiarazioni ha spinto i giudici a rinviare a giudizio, con l’accusa di omicidio colposo, anche l’avvocato Massimo Lafranco, uno degli ex proprietari di un appartamento situato all’interno della palazzina crollata. Secondo Minichini, il penalista era a conoscenza dei rischi e del pericolo di crollo dell’immobile. Una tesi condivisa dalla procura di Torre Annunziata che ha così chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio per Lafranco. I giudici hanno già annunciato che il calendario delle udienze sarà intenso (una ogni quindici giorni) per riuscire a dare risposte certe e in tempi ragionevoli ai partenti delle vittime e alla città intera. Il prossimo 6 marzo il processo sarà incentrato sugli atti: dai permessi a costruire rilasciati, fino ai testi della famosa chat tra l’amministratore di condominio e i vari proprietari degli appartamenti.
Articolo pubblicato il giorno 23 Febbraio 2019 - 08:46