Salerno. Ha dovuto far causa alla Banca d’Italia e al Ministero per ottenere circa due milioni di euro: capitale, interessi e rivalutazione per un libretto bancario, il più antico di cui si conosce l’esistenza, sul quale nel 1886 c’erano 8mila lire. A ritrovarlo è stato Mario Pinto, imprenditore cinquantenne originario di Salerno ma residente a Pesaro. L’uomo, nel mese di novembre dello scorso anno, mentre era insieme alla compagna nella villa di famiglia, ha trovato, tra foto e ricordi, anche un libretto bancario nominativo – emesso dal Credito agricolo della Cassa di risparmio di Bologna – intestato al conte Gioacchino Pinto, con un saldo, all’anno 1886, di 8.000 lire. Mario è bisnipote e ultimo erede del conte Gioacchino Pinto, un nobile originario della città portoghese di Oporto, importante diplomatico degli Emirati Arabi trasferitosi in Campania durante la dominazione borbonica. Il titolo di credito, del quale l’imprenditore cinquantenne non era a conoscenza, è stato fatto stimare da un consulente contabile che ha calcolato – dalla data di emissione a quella del ritrovamento, con gli interessi legali della rivalutazione e della capitalizzazione, una somma pari a circa due milioni di euro. Pinto ha deciso, con il patrocinio delle avvocatesse del Foro di Roma Sarà Gitto e Annalisa De Angelis, di intraprendere un’azione legale – dinanzi al Tribunale civile di Roma – nei confronti della Banca d’Italia e del ministero dell’Economia e delle finanze, per ottenere il consistente rimborso della somma. I due Enti pubblici, infatti, rispondono in solido non solo dei Titoli di Stato emessi durante la vigenza della Repubblica Italiana, ma anche durante la vigenza del Regno d’Italia.
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