Non si è spenta ancora l’eco di botti e tracchi che hanno deliziato le orecchie di giornalisti e reporter free lance invitati ad assistere all’evento pirotecnico “In the Volcano” organizzato dall’artista cinese Cao Guo-Qiang. L’evento ha subito un ritardo di circa tre ore, tra i mugugni dei giornalisti invitati perché i cancelli d’accesso all’Anfietatro dovevano essere aperti per Mezzogiorno e invece sono stati aperti verso le quindici, nel primo pomeriggio, fornuatamente assolato e tiepido. La causa del ritardo risiede nella trattativa lunga e ostinata che era in corso tra Soprintendenza e Sindacati per l’utilizzo del personale di custodia statale. Trattativa che si è sbloccata tardi e non ha dato modo all’evento di svolgersi all’ora prevista. Tant’è che molti rappresentanti della Stampa sono andati via prima, smoccolando.
Né li ha fermati l’annuncio della presenza di Achille Bonito Oliva, il massimo guru napoletano doc dell’arte contemporanea che parlando dell’artista ha – tra l’altro – detto che : l’artista interviene sull’iconografia greco romana con fuochi d’artificio che cadono dall’alto lasciando tracce. Noi umili cronisti non possiamo che credergli sulla parola. Comunque, il materiale artistico “sopravvissuto” ai botti – che volevano simboleggiare l’eruzione del Vesuvio – è esposto al MAN-Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Si tratta soprattutto di copie da originali antichi di statue, busti e sculture varie, annerite dal fumo multicolore e dalle scintille dei tracchi.
A dire tutta la verità – anneriti dai fumi sono rimasti anche i ciottoli e il pietrisco dell’ arena ellittica dell’antico anfiteatro pompeiano. Grosse macchie nerastre ne offendono la immagine. Le tracce evocate da Bonito Oliva ci sono tutte. Anche di più. E molti sono quelli che – cittadini, turisti e gente comune – hanno pensato dopo l’evento che si poteva fare a meno di offrire alla “esuberanza vulcanica” dell’artista cinese l’interno dell’anfiteatro. Tanto più che migliaia di metri quadrati liberi da strutture archeologiche si estendono appena fuori dall’Anfiteatro e dalle mura della città antica. Avrebbero rappresentato un luogo ideale e sicuro per l’evento.
E non avrebbero offerto riparo temporaneo al disordinato ammucchiarsi di materiale “posteruttivo” accantonato.
Fino a quando non si sa. Come giornale noi speriamo in una rapida ed efficace ri-pulizia dei luoghi. Lo si deve ai turisti che pagano il biglietto e non “sparano”. Anzi negli ultimi tempo non possono “sparare” nemmeno pose fotografiche che coinvolgano muri o colonne dell’area archeologica aperta al pubblico. La eccezione fatta per il cinese Cao Guo-Qiang ha causato i danni – certamente reversibili, ma inopportuni – che abbiamo appena descritto, ma ha prodotto in termini monetari ben poco: meno di seimila euro al personale interno agli Scavi per la assistenza e custoduia.
Nulla di nulla alle casse della Soprintendenza – che poi sono le … tasche di tutti noi – perché la performance è stata ritenuta un evento di particolare valore artistico. E quindi gratuitamente ospitata negli Scavi. Lo stesso evento, qualora non fosse stato ritenuto di valore artistico avrebbe fruttato alla casse della Soprintendenza – e quindi alle nostre tasche – almeno una ventina di migliaia di euro. All’artista l’evento ha fruttato sicuramente di più. La sua performance, infatti, gli ha consentito di appprodare nell’ordine agli Scavi di Pompei, nientepopòdimeno che nell’Anfiteatro, per poi arrivare al MAN, addirittura nella Sala Toro farnese. Beh, una cosa è certa, i cinesi – artisti e non – negli affari sono quasi imbattibili. E ci è voluto quel mastino torrese di De Laurentiis per farsi pagare il giusto per capitan Hamsik.
Federico L.I. Federico
Articolo pubblicato il giorno 24 Febbraio 2019 - 15:26