Pompei. Una breve esistenza terrena che nella morte ha portato alla luce la storia difficile, amara e sfortunata di un bimbo di sette anni: Giuseppe Dorice. Della sua vita si sa poco, molto di più si sa della sua morte: brutale, assurda. Una storia nella storia quella di Giuseppe, il piccolo ucciso dal patrigno a suon di botte, domenica scorsa. Da due giorni il suo corpo era a disposizione della famiglia nella morgue del Policlinico di Napoli e nessuno lo reclamava per dargli degna sepoltura. Stamane Pompei, la città dove risiede il papà Felice Dorice si è mobilitata. Il Vescovo del Santuario mariano Tommaso Caputo, il sindaco Pietro Amitrano, Roberto Di Paolo il titolare delle pompe funebri, ma anche le forze dell’ordine e il magistrato che sta indagando sulla sua morte hanno fatto sì che a Giuseppe fosse tributato l’ultimo saluto: domani, a Pompei. Il nulla osta per il trasferimento della salma è stato rilasciato stamane, due giorni dopo l’autopsia che ha accertato le cause della morte. Giuseppe poteva essere salvato se fosse stato soccorso in tempo, ma poteva essere salvato anche prima se l’indifferenza verso questa famiglia indigente, il padre disoccupato, la madre senza un lavoro fisso, fosse stata superata. “Ci siamo mobilitati – ha detto Roberto Di Paolo, il titolare della ditta di pompe funebri che si è occupato di tutte le pratiche burocratiche per trasferire la salma – per dare una degna sepoltura a questo bimbo che è morto in modo così atroce: come città glielo dobbiamo. Da due giorni la salma era a disposizione per le esequie ma né il padre né la madre avevano pensato ai funerali. Ci siamo fatti promotori di questa iniziativa perchè abbiamo capito che alla base ci sono grosse difficoltà economiche”. L’impresa di pompe funebri ha già annunciato che effettuerà il servizio gratuitamente e nel frattempo è stata aperta una raccolta fondi di cui si occupa la Chiesa di Pompei. Il ricavato verrà donato alla famiglia per il sostegno agli altri due bambini figli della coppia che pure vivono in condizioni disagiate. “Chiunque volesse donare anche un euro – ha detto Di Paolo – potrà farlo attraverso la Chiesa di Pompei che si occuperà di devolvere i soldi alla famiglia del piccolo Giuseppe. Ci sembra il miglior modo per aiutare delle persone in difficoltà che vivono una momento drammatico”.
Una famiglia allo sbando quella dei genitori del piccolo ucciso in cui l’indigenza ma anche le difficoltà oggettive sono esplose insieme alla tragedia di domenica scorsa. Valentina – originaria di Massa Lubrense, e i suoi tre figli risiedevano a Cardito, una circostanza che era sconosciuta anche al padre e alla famiglia di Felice che vive a Pompei. L’impossibilità a far fronte alle esigenze materiali e affettive dei tre bambini pare avesse definitivamente allontano Felice dalla sua compagna Valentina. Tanto che il Tribunale per i minori ha sospeso la patria potestà al padre naturale per i due bambini sopravvissuti: Noemi e il fratellino più piccolo. La città di Cardito ha annunciato che domani proclamerà il lutto cittadino e il sindaco parteciperà ai funerali di Giuseppe che si terranno domani pomeriggio nella chiesa di San Giuseppe, in via Aldo Moro. La città di Pompei non ha proclamato il lutto cittadino, ma il sindaco Pietro Amitrano si è attivato affinchè il piccolo possa ricevere proprio nella città mariana l’ultimo saluto. La salma verrà tumulata nel cimitero di Pompei, nonostante il piccolo non fosse residente. Sul manifesto funebre poche righe e la foto del piccolino con un travestimento di carnevale, insieme a quella della madonna del Rosario: “I familiari ne annunciano la morte” c’è scritto. Nessun nome, né dei genitori né dei fratellini, nessuna sfilza di manifesti di ricordo e condoglianze e nessuna frase particolare se non quella di rito. Di Giuseppe parla tutto il mondo, ma non quelli che lo avrebbero dovuto amare in vita. Intorno al piccolo il vuoto di amici, parenti, maestre. Sul manifesto c’è scritto: “Confidando nell’amore del Signore, affidiamo alla sua misericordia la breve esistenza terrena di Giuseppe Dorice di anni 7”. Giuseppe è morto ucciso dalle botte del patrigno, mentre la mamma non è riuscita a fare nulla per salvarlo e per occuparsi di lui, né della sua sorellina ferita gravemente. E il padre non sapeva nulla di quanto stava accadendo in quella casa di Cardito, non conosceva neppure la casa. La morte di Giuseppe è figlia di un’esistenza sfortunata, nella quale è difficile stabilire quanto abbiano pesato le omissioni e l’indifferenza prima di quella tragica mattina di domenica. La morte di questo piccolino di cui ora nessuno riesce a ricordare neppure un pensierino scritto in un quaderno a scuola, o quali fossero i suoi amici o i suoi miti, è la conseguenza dell’esistenza ‘abbrutita’ di genitori incapaci di prendersi cura di lui e dei suoi fratelli, ma anche e soprattutto di un uomo-bruto che ha scatenato la sua violenza omicida contro un piccolo indifeso, uccidendolo a colpi di scopa. Un omicidio brutale al quale è inconcepibile dare una qualsiasi spiegazione. Giuseppe Dorice di anni 7 non vive più, ma il suo sacrificio aiuterà i suoi fratellini, salvandoli dalla brutalità e da una vita di sofferenza.
Rosaria Federico
Articolo pubblicato il giorno 1 Febbraio 2019 - 23:31 / di Cronache della Campania