Pagani. Chiesto il processo per il tutto il “sistema” paganese che gestiva la principale piazza di spaccio dell’Agro Nocerino Sarnese. A comparire davanti al gup il prossimo 6 marzo saranno Salvatore Di Maio, nel ruolo di capo, Vincenzo Pepe, braccio destro, coinvolto nell’operazione antidroga denominata Taurania Revenge, Alfonso Belluno, Ciro Califano, Ivan Pepe e Salvatore Olivieri, figlio del boss Peppe Saccone, Francesco Cacace, Giuliano Cacace, Roberto Califano, Francesco Martigiano e Carmine Ursolino. Gli arresti sono scaturiti dalle indagini svolte dagli uomini della locale tenenza dei carabinieri e dalle ricostruzioni effettuate dai Pm durante un lungo anno di lavori e intercettazioni. Stando a tutte le ricostruzioni della Dda, il gruppo gestiva la piazza di spaccio più proficua delTAgro, una vera roccaforte del clan Fezza- D’Auria-Petrosino. La regola principale per gli spacciatori era di non avere mai la droga con sé, né in casa. Ed ecco che ogni anfratti e buchi fra i mattoni delle case lungo i vicoli delle strade divenivano il posto principale dove occultare la merce. La vendita, infatti, avveniva in auto con una disponibilità di quasi ventiquattr’ore al giorno. Lo spaccio, infatti, proseguiva fino a notte fonda. Gli acquirenti, una volta avvicinatisi ed effettuata la richiesta, venivano invitati a farsi un giro fra le strade del quadrilatero di via Matteotti (già Lamia) e viale Trieste. Il tempo necessario di recuperare la droga nascosta.
La divisione delle mansioni, inoltre era ben organizzata con precisi ruoli e compiti divisi fra i “muschilli” e i “capibastone”. Durante l’arresto degli scorsi mesi sono stati sequestrati fra i 4000 e i 5000 euro, probabili proventi del fortunato mercato di stupefacenti. Le indagini sono state effettuate dai pm Luca Masini e Vincenzo Senatore che hanno ricostruito la vicenda, coadiuvati dai carabinieri della tenenza di Pagani guidati dal tenente Simone Cannatelli, e dagli uomini del gruppo territoriale di Nocera Inferiore, guidato dal colonnello Francesco Mortari. Un anno di lavoro intenso portato avanti con intercettazioni telefoniche ed ambientali e aiutati dalle telecamere di sorveglianza che venivano sistematicamente eliminate dagli uomini del clan.
Articolo pubblicato il giorno 4 Febbraio 2019 - 09:00