Durante il giudizio in appello per Davide Giorgio Sanzone, condannato in primo grado a sedici anni per l’omicidio dell’infermiere Maurizio Fortino, spunta una lettera indirizzata alla procura e scritta da un ex compagno di cella dell’imputato, nella quale viene riferito che la morte dell’infermiere di cinquantadue anni, sarebbe stata “commissionata da terze persone”. Un particolare non trascurabile che lo stesso detenuto avrebbe appreso da Davide Sanzone, quando condividevano la stessa cella. Preso atto della circostanza, il processo è stato rinviato a lunedì prossimo, data in cui verrà stabilito se ascoltare il detenuto e verificare il contenuto dello scritto e la sua attendibilità. Di origine siciliana, Davide Giorgio Sanzone è difeso dal legale Rosario Fiore mentre la famiglia di Fortino dall’avvocato Andrea Vagito. I fatti risalgono al 20 luglio 2017 intorno le 21.30, quando in via Origlia all’interno della casa della ex moglie dell’imputato, Fortino veniva colpito con un coltello con lama da cinque centimetri. Tornato da Milano, Sanzone rientrò prima in casa sua, poi si diresse verso casa della ex moglie, dalla quale era separato da cinque anni. Notando lo scooter dell’infermiere, bussò più volte alla porta di casa e una volta entrato si accorse della presenza in bagno della vittima che con la donna condivideva un rapporto sentimentale. Entrò in cucina e afferrò un coltello, per poi aggredire l’infermiere: Maurizio Fortino fu raggiunto da una coltellata che gli fu fatale. In sella al suo scooter, da solo, tentò poi di recarsi in ospedale. Caduto per strada, fu soccorso da una coppia e in pronto soccorso giunse esanime, morendo poco dopo. Prima di salire sullo scooter, Sanzone tentò anche di aiutarlo, pregandolo di non sporgere denuncia. Secondo la sentenza del gup del tribunale di Nocera Inferiore, Sanzone avrebbe perso il controllo perché non tollerava che la figlia che aveva avuto con la sua ex, vedesse altri uomini in casa della donna. Sempre dalla sentenza di primo grado, Sanzone riferì di aver avuto una colluttazione con Fortino e solo dopo, di averlo colpito. Una circostanza smentita dalla testimonianza della ex moglie. Secondo il giudice, l’uomo si impossessò di quel coltello “appositamente, accettando il rischio di causare la morte della vittima”.
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