Napoli. Sono le intercettazioni ambientali e telefoniche, allegate alla misura cautelare firmata dal gip Egle Pilla, a rivelare agli inquirenti la disinvoltura con cui il gruppo a carattere familiare che gestisce la piazza di spaccio utilizza ragazzini e ragazzi per smerciare dosi in via al Chiaro di Luna, una volta sotto il controllo del clan D’Amico. E anche in questo caso si tratta di complici prelevati dalla più stretta cerchia di parentela. C’é infatti il figlio di Enzo Gravino, non ancora 18enne a cedere cocaina a uno degli acquirenti abituali della piazza di spaccio. Ma c’é soprattutto una ragazzina, allora non ancora 14enne, figlia di Maria Pina Sartori, la convivente di Giovanni Gravino, madre anche di un affiliato al clan De Micco, storica cosca del quartiere Ponticelli, considerata dagli inquirenti alter ego di Giovanni Gravina e al pari di lui capo e promotore dell’organizzazione. In due occasioni almeno, il 27 e il 28 novembre 2015, viene impiegata per portare le dosi. I carabinieri sentono il dialogo tra Giovanni Gravino e Maria Pina Sartori al telefono, in cui l’uomo spiega che sarà l’adolescente a prelevare la coca che deve vendere. “Adesso viene sotto il balcone – dice – buttamene uno”, spiega alla compagna. Poi in auto, sempre monitorata dai militari dell’Arma grazie a una microspia, Sartori dialoga con la 13enne: “prendimi prima il coso, poi ti prendi la roba e te ne sali”. Il ‘coso’, i ‘pezzi’, le ‘pietre’, l”imbasciata’, il ‘grosso’, il ‘piccolo’, sono tutti nomi convenzionali per la polvere bianca che Gravino vende e confeziona nell’appartamento diventato la base logistica della sua organizzazione, “una piazza di spaccio decisamente fiorente”, precisa il gip. (AGI) Lil 141827 FEB 19 NNNN
Articolo pubblicato il giorno 14 Febbraio 2019 - 22:04