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Napoli, ‘Cercano Pasquale, fallo venire e loro mi liberano’, la telefonata dell’uomo rapito dal clan Mazzarella

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Napoli. Si cercano gli altri quattro esponenti del clan Mazzarella, complici di Salvatore Bonavolta e Alberto Sassolino, arrestati nei giorni scorsi per aver rapito un innocente uomo di Capua perchè il clan cercava il cognato che era “scomparso” con 350 mila euro di soldi della droga della cosca. ma il coraggio della fidanzata dell’uomo rapito che ha denunciato subito cosa era accaduto non ha dato il tempo ai rapitori di organizzarsi e alla fine sono stati costretti a lasciarlo e due dei sei componenti della banda di rapitori sono stati catturati. La donna coraggiosa si chiama Simona De Vecchio ed ha 28 anni. Il suo compagno era nella mani di persone che non conosceva. Era stato preso con la forza, affiancato in auto nel cuore di Capua, in provincia di Caserta, caricato su un’altra auto seguita da altre due e poi portato via a folle velocità. Ma lei si é fatta coraggio e ha deciso di raccontare tutto ai carabinieri che non hanno perso tempo e sono riusciti a individuare la vittima e ad arrestare due degli almeno sei partecipanti al sequestro di persona. E’ questo il retroscena raccontato nei verbali che sono stati resi da Simona, la donna che si é rivolta alle forze dell’ordine, e dal fratello Pasquale Del Vecchio, colui che i sequestratori cercavano. E’ stata lei a spiegare che il suo compagno, Alfonso Branca, non c’entrava nulla con quei soldi che la camorra pretendeva. Ed é stato proprio lui a dirlo al telefono, quando il 6 febbraio, poche ore dopo il rapimento, li hanno permesso di chiamare a casa. “Cercano Pasquale, fallo venire e loro mi lasceranno”. Una situazione drammatica perché il debito che era stato contratto da Del Vecchio con la camorra era ingente: “Devo restituire 314mila euro”, ha detto ai carabinieri. Secondo gli inquirenti si tratta di soldi che sarebbero stati sottratti al clan Mazzarella, e che dovevano essere destinati all’acquisto di droga. “Erano tre auto”, ha raccontato Simona ai carabinieri e al pm della Dda che ha firmato il decreto di fermo per Salvatore Bonavolta e Alberto Sassolino. “Una era una Fiat Panda, una una Fiat Punto e l’ultima era una Smart. Nella Fiat Punto, li’ dove é stato caricato Alfonso, c’era Bonavolta”, precisa. Il riconoscimento dei rapitori é avvenuto anche da una fotografia. Ma Simona ha aiutato molto gli investigatori grazie alla registrazione delle conversazioni intrattenute, alla memorizzazione delle chat. “Loro volevano i soldi che gli avrebbe dovuto restituire mio fratello”, ha riferito agli investigatori. Trecentoquattordicimila euro in contanti che dovevano servire per acquistare una grossa partita di droga all’estero e che erano spariti. La vicenda si è consumata tra il 6 ed il 7 febbraio scorsi ma é stata resa nota solo oggi. Le indagini – cui ha partecipato con un ruolo diretto il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovanni Melillo – hanno portato all’arresto da parte dei Carabinieri del comando provinciale di Napoli di due esponenti del clan Mazzarella mentre almeno altri quattro complici sono ricercati. Per loro – il gip ha convalidato i fermi – l’accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione in concorso, aggravato dalle finalità e dal metodo mafioso. Il Comando Provinciale, peraltro, aveva predisposto ed organizzato l’intervento dei G.I.S. (Gruppo di Intervento Speciale) dell’Arma dei Carabinieri. I rapitori – forse perché sentono il fiato sul collo degli investigatori – rilasciano incolume la vittima nei pressi della stazione ferroviaria di Napoli. Entrano in azione i Carabinieri che riescono a fermare due dei rapitori. I due fermati vengono condotti nel carcere di Napoli – Secondigliano, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria per l’udienza di convalida al termine della quale il giudice per le indagini preliminari dispone la custodia in carcere.


Articolo pubblicato il giorno 15 Febbraio 2019 - 22:39

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