“Nel giustificare il caso gravissimo di un paziente tenuto in lista di attesa per tre anni dal giorno della sua prenotazione per un intervento per la rimozione di un tumore, la direzione del Cardarelli ha ammesso l’esistenza di un sistema parallelo. Parliamo di un paziente che ha effettuato una regolare prenotazione al Cup, della quale possiede una ricevuta protocollata su carta intestata dell’Azienda sanitaria. Il paziente in questione ha dunque seguito tutte le indicazioni e le procedure previste. Nella sua risposta, la direzione del nosocomio ha ammesso di non aver effettuato un regolare iter diagnostico, facendo una diagnosi non accurata di adenoma prostatico benigno, (ingrossamento benigno della prostata), in luogo di un carcinoma prostatico, come ha riferito il paziente nella sua denuncia ad Assotutela, e prescrivendo una procedura chirurgica non adeguata alla reale diagnosi del paziente. L’ulteriore vergognosa giustificazione in merito alle presunte conoscenze interne del paziente, non discolpano chi governa i processi diagnostici e terapeutici del più grande ospedale della Campania. Né possono giustificare il ricorso a procedure differenti solo perché si è venuti a conoscenza del fatto che un paziente si sarebbe rivolto a un medico amico. Dunque, alla gravità di un’attesa di tre anni si aggiunge oggi, per ammissione del Cardarelli, l’ancor più grave negligenza di chi ha effettuato una diagnosi assolutamente non conforme alle reali e gravissime condizioni del paziente in questione. Tutto questo dimostra che se non si ha un medico influente nel proprio giro di amicizie, si può anche morire. E che il ricorso all’amico di turno continua a essere una penosa prassi nel nostro sistema sanitario regionale”. Valeria Ciarambino, consigliera regionale del Movimento 5 Stelle.
Articolo pubblicato il giorno 28 Febbraio 2019 - 19:14