E’ bastato che il ministro Grillo mettese piedi in due sole strutture ospedaliere per evidenziare, ancora una volta, che la sanità in Campania non è certo quella che De Luca va raccontando nei suoi comizi elettorali. All’Obi del Cardarelli, l’ospedale più grande del Mezzogiorno, c’erano oltre cento pazienti a fronte dei 35 previsti. Barelle erano parcheggiate anche nella sala d’aspetto del Pronto soccorso e alcuni pazienti erano addirittura ricoverati nelle due sale operatorie, impedendo di fatto eventuali interventi d’urgenza. Un disastro figlio della totale mancanza di filtro territoriale e dello smantellamento dei restanti ospedali cittadini, visto che qui viene smistata la stragrande maggioranza delle emergenze. All’ospedale Pellegrini, il secondo nosocomio che abbiamo visitato, il nuovo Pronto soccorso, consegnato appena un anno fa, è stato dimezzato per far spazio alla rianimazione, il cui reparto è in fase di ristrutturazione. Ai pazienti e ai loro parenti viene riservato uno spazio striminzito. Intanto al quarto piano c’è un nuovo reparto mai aperto perchè i lavori, iniziati ma non ultimati, sono fermi al palo da anni. Il radiografo è fuori uso e da tre anni è stato acquistato un nuovo radiografo digitale che non è mai stato installato. Come non bastasse, in chirurgia mancano i gas medicali richiesti da oltre un anno dal direttore di presidio”. E’ quanto denunciato dalla consigliera regionale M5S Valeria Ciarambino a conclusione delle ispezioni negli ospedali Cardarelli e Pellegrini con il ministro della Salute Giulia Grillo.
“Molte delle carenze strutturali che abbiamo evidenziato si sarebbero potute superare se solo si fosse investito per intero quel miliardo e 700 milioni del programma straordinario per l’edilizia e l’adeguamento tecnologico degli ospedali, del quale è stato speso meno di un terzo. Con le ispezioni di oggi abbiamo dimostrato che c’è massima attenzione da parte del nostro ministro sulla Campania, ma anche che in questa regione esiste una sanità a due facce. Da un lato le straordinarie professionalità che vi lavorano e grazie alle quali si riescono a colmare buona parte delle carenze e delle disfunzioni frutto di una scellerata programmazione regionale. Dall’altra, una schizofrenia organizzativa ad ogni livello. Un disastro frutto di una precisa strategia. Si depotenzia il pubblico per favorire il privato. E non è un caso che il nuovo piano dell’edilizia ospedaliera preveda finanziamenti anche per quattro cliniche private”.
Articolo pubblicato il giorno 4 Febbraio 2019 - 19:41