Cronaca Giudiziaria

L’ex boss della camorra Antonio Pignataro chiede i domiciliari

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Il camorrista, detenuto per scontare diversi reati accumulati nel corso della sua carriera da criminale, ora invoca la scarcerazione per curare un cancro. Antonio Pignataro, 59 anni, è stato condannato a 30 anni di reclusione nel carcere di Opera, a Milano, dove si trova tutt’ora. Pignataro ha commesso una serie di gravi crimini legati alla camorra, tra cui l’assassinio di Simonetta Lamberti.
Il 29 maggio del 1982, il commando di cui Pignataro faceva parte uccise una bambina di soli 11 anni, Simonetta Lamberti. La bambina si trovava in macchina con il padre, Alfonso Lamberti, all’epoca procuratore di Sala Consilina, impegnato nelle indagini contro la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. In realtà, l’obiettivo dei killers era il magistrato, ormai divenuto scomodo, e non la figlia.
Quel tragico giorno, Alfonso Lamberti era in auto con la sua bambina per rientrare nella loro casa di Cava dei Tirreni dopo una gita al mare a Vietri. I camorristi accerchiarono la macchina del magistrato ed esplosero una serie di proiettili ferendo Alfonso Lamberti alla spalla e solo di striscio alla testa, mentre una pallottola colpì gravemente Simonetta alla tempia, provocandone la morte qualche ora dopo.
Alcuni testimoni riuscirono a vedere in volto l’uomo alla guida dell’auto degli assalitori, e grazie a quella testimonianza i carabinieri riuscirono ad arrestare Salvatore di Maio e Carmine Girolamo, in seguito assolti per insufficienza di prove, e Francesco Apicella, condannato invece all’ergastolo. Nel 2011 Antonio Pignataro, perseguitato dai rimorsi di coscienza decise di confessare l’omicidio. Le rivelazioni del pentito portarono alla riapertura del caso. Nel 2014 prese avvio per Pignataro il processo con rito abbreviato. Il Pubblico Ministero della DDA Montemurro chiese per lui 30 anni di reclusione.
Nei giorni scorsi, l’ex boss camorrista ha rivolto ai giudici del Tribunale di Nocera Inferiore la richiesta di scarcerazione per essere trasferito a casa, in detenzione domiciliare, e curarsi dal cancro.

Francesca Moretti


Articolo pubblicato il giorno 28 Febbraio 2019 - 12:49

Redazione

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