La Procura di Salerno ha aperto un’inchiesta su quella che viene definita la “affittopoli” salernitana. Non si conoscono, almeno all’ufficio patrimonio del comune ne le associazioni che occupano i locali pubblici di proprietà del Comune di Salerno, ne l’elenco degli immobili sempre di proprietà di Palazzo di Città. Agli atti mancano fin troppi documenti ufficiali: solo l’elenco del 2016 di associazioni che occuparono i locali del Comune e un ulteriore elenco dei “morosi’’ del 2015. Dell’elenco sui fitti di immobili nel pieno centro cittadino, il nulla.
A via dei Carrari, ad esempio, come riporta Cronache del Salernitano, il Comune di Salerno ebbe la possibilità di affìttare un immobile di ben 1022 metri quadri a 2.600 euro all’anno. In dodicesimi la somma di 220 euro al mese, versata all’Ente da un’attiva produttiva. Si trattava, secondo l’elenco, dell’azienda dei fratelli Avino. Altro esempio: il supermarket Caramico di via De Crescenzo: qui il Comune di Salerno volle affittare all’azienda oltre 4000 metri quadri a 16.800 euro l’anno. La diocesi della parrocchia di Santa Maria della Porta, in via Sichelgaita paga per un locale comunale, ben 12 euro all’anno. Un euro al mese. Stessa cifra per un suolo affittato in via Premuda alla parrocchia Santa Maria del Rosario. Cifra più bassa – 6,20 euro all’anno – per un locale in via Raffaele Guariglia locato alla parrocchia Gesù Redentore. Stesso prezzo accordato anche alla parrocchia Santa Margherita per un locale in via D’Allora. Ma non finisce qui. Sul lungomare Tafuri è stata concessa un’area di 355 metri quadrati ad uno stabilimento balneare. L’affittuario, sempre secondo l’elenco, è l’AlfaMar sas che in quella zona gestisce un lido. Ancora appartamenti prestigiosi nel centro storico. Tre, in particolare, a Largo Conservatorio, una delle traverse di via dei Mercanti. Tre alloggi, di cui due pagati annualmente 60 euro. L’altro, invece, mille e 700 euro l’anno. Ma c’è anche la Presidenza del Consiglio dei Ministri tra gli affittuari del Comune di Salerno. Ha un immobile – apparentemente chiuso – di 100 metri quadri in via Roma 226. Paga all’anno 6mila e 300 euro. In dodicesimi 500 euro circa al mese. Ma la lista degli affittuari a basso costo è lunghissima. Su 856 immobili, tra case Erp, locali e depositi, c’è chi davvero arriva a pagare quasi nulla. E’ il caso degli immobili di via dei Barbuti: case e depositi che oscillano dai 68 ai 44 euro all’anno.
C’è perfino una palestra in via Fornelle che conta un locale di 135 metri quadrati. Il fitto ammonta a 1739 euro l’anno. Mix di alloggi e depositi in via Portacatena. Tutti rigorosamente affittati a prezzi stracciati. Si arriva al massimo a 123 euro l’anno. Prestigiosi ed appetibili immobili anche in largo Abate Conforti. C’è un deposito a pochi passi dall’Archivio di Stato di 27 metri quadri. E ci sono, poi, due alloggi nel palazzo in cui “Alfonso Gatto – si legge sulla targa – visse la pensosa giovinezza e si rilevò poeta nel quotidiano contatto con gli umili”. I fitti ammontano a 1300 e 1400 euro l’anno. Quattordici sono invece gli immobili comunali in via Degli Amalfitani. Anche in questo caso siamo nel pieno del centro storico a pochi passi dal Duomo. I fìtti al massimo raggiungono i 3mila e 600 euro l’anno per un alloggio di 80 metri quadri, 300 euro al mese. Ma c’è chi paga, sempre nello stesso immobile anche 154 euro all’anno per una casa da 76 metri quadrati. In via Esposito, sempre nel centro storico, c’è un immobile destinato – naturalmente a costo zero – ai servizi sociali comunali. Nello stesso fabbricato ci sono altre tre case affittate a 321 euro; 575 euro e 418 euro annui. Un elenco per rinfrescare la memoria e anche per capire come sono stati affittati e se questi locali fanno parte di qualche concessione particolare.
Articolo pubblicato il giorno 4 Febbraio 2019 - 07:35