Rapporti con i Casalesi nel cui nome operava nel Veneto imponendo il pizzo, truffe ed usura ma anche rapporti con la mafia siciliana e la ndrangheta. Luciano Donadio, il 43enne ritenuto a capo della costola lagunare del clan di Casal di Principe, riusciva a mettere d’accordo tutti per il suo essere disponibile o, come lui stesso ammette in una conversazione con una donna, essere “amico degli amici”.
Proprio quella conversazione, intercettata dagli inquirenti, assume un rilievo investigativo molto importante per delineare il profilo criminale trasversale di Donadio che racconta prima la presa del potere in Veneto a scapito dei gruppi locali.
Gustavo Gentile
Articolo pubblicato il giorno 28 Febbraio 2019 - 23:02