Un infarto in corso non diagnosticato nonostante un elettrocardiogramma effettuato, e una cura per mialiga con prescrizione di antifiammatorio. Due giorni dopo essersi recata ala Pronto Soccorso per forti dolori al braccio e al petto, muore. A fare luce su una probabile negligenza medica sarà il processo fissato per il 26 marzo al tribunale di Nola. In questa sede si celebrerà l’udienza preliminare dopo che il pubblico ministero, Anna Russo, ha chiesto il rinvio a giudizio a carico del medico che quel giorno era di turno presso il pronto soccorso della clinica Santa Lucia di San Giuseppe Vesuviano e che, dopo una visita durata venti minuti, non si accorse dell’infarto in corso.
Dopo un mese dal decesso della donna di cinquantacinque anni, nei familiari si insinuò il dubbio che le cause di quel decesso fossero anomale e per capirci meglio si affidarono, allora, agli avvocati Massimiliano Secondulfo e Pasquale Prisco, che ottennero l’apertura di una indagine. Nel mese di aprile, come riporta Il Mattino, fu anche riesumato il cadavere, sepolto nel cimitero di Ottaviano: dall’esame autoptico emersero tutti i sintomi dell’infarto. Sulla base di quell’esame e di altre relazioni effettuate dai periti, il pm Sebastiano Napolitano della procura di Nola ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti del medico, che adesso non lavora più nella clinica di San Giuseppe Vesuviano. Il magistrato ha accolto la tesi dei legali secondo i quali il medico avrebbe dovuto approfondire la visita e sottoporre la donna ad ulteriori esami, come quello degli enzimi cardiaci. Nella seduta del 26 marzo il gup potrà esprimersi sul rinvio a giudizio del medico e, quindi, dare il via al processo. In quella sede il professionista potrà elencare le sue ragioni e difendersi dall’accusa di omicidio colposo.
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