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I Casalesi in Veneto avevano soppiantato la Mala del Brenta

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“Si tratta dell’operazione più importante contro la criminalità organizzata di stampo mafioso a Nordest”, ha spiegato il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi. “Una cosca organizzatasi autonomamente in Veneto, che faceva riferimento al clan camorristico dei Casalesi. Una penetrazione forte di cui non avevamo riscontri in precedenti indagini”.
Numerose le fattispecie di reati elencate da Cherchi: riciclaggio, usura, estorsione, rapine, spaccio, gestione della prostituzione, lavoro in nero.

“Quello che abbiamo scoperto è stata anche la presenza di soggetti locali – ha aggiunto Cherchi – che erano a conoscenza di queste infltrazioni. C’erano rapporti con il mondo politico. Abbiamo arrestato un sindaco. Nel 2016 alle elezioni comunali c’era stato un fenomeno di voto di scambio, non tantissimi voti ma decisivi per far vincere le elezioni, in cambio di coperture e strade più rapide nella gestione degli affari”.

“Il clan dei casalesi era già arrivato in Emilia-Romagna, ora lo vediamo presente anche in Veneto. Fornisce servizi, come la concessione di manodopera a basso costo – spiega il procuratore antimafia nazionale Cafiero de Raho -. E così abbiamo il caporalato. Si muovono in un terreno del tutto illegale. Poi offrono protezione ad altri gruppi che svolgono lo spaccio e la gestione della prostituzione”. Il procuratore ha poi ricordato l’aneddoto di un “direttore di banca che nel novembre 2002 per recuperare una borsa contenente la tesi di laurea della fidanzata si è rivolto a uno dei vertici dell’organizzazione che in meno di 24 ore ha recuperato la borsa con la tesi all’interno”. “Non si è rivolto ai carabinieri ma al riferimento camorristico – ha concluso – e questo avveniva quasi 20 anni fa. La forza camorristica era quindi uno strumento per raggiungere risultati che altrimenti sarebbero stati impossibili. Questo è l’allarme che viene lanciato quasi quotidianamente: attenzione l’economia è solo apparentemente legale, ma viene sempre più infiltrata e inquinata dal reinvestimento delle mafie”. Ha spiegato ancora il Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho rispondendo alle domande dei giornalisti a margine di una conferenza stampa sul blitz anti-Camorra avvenuto oggi tra Veneto e Campania. “Se penso alla ricchezze recuperate qui dal clan dei casalesi anche attraverso subappalti – ha continuato – se pensiamo alla presenza ‘ndranghetista e alle società che operano nel territorio per suo conto ci rendiamo conto di quale pericolo ci sia per l’economia. Un imprenditore sano, non può che avere la peggio di fronte all’imprenditore camorrista.Questa organizzazione ha soppiantato la Mala del Brenta, assorbiti in struttura. Il clan era talmente in grado di controllare il territorio da entrare in contatto con altre organizzazioni, diventando il riferimento territoriale per la ‘Ndrangheta, che dove necessario faceva riferimento ai Casalesi”. Lo ha spiegato il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho nel corso della conferenza stampa che si è tenuta questa mattina nel Tribunale di Venezia sulla maxi operazione contro la Camorra.L’analisi del procuratore è proseguita portando un esempio: “Uno dei rapporti menzionati è quanto capitato a un direttore bancario, la fidanzata aveva subito il furto di una valigetta con tesi. Lui si è rivolto a loro per recuperarla, in meno di 24 ore tutto è stato restituito. La capacità di questo soggetto era anche di influire con la banca. Sono modalità con cui i soggetti si sono affermati verso l’impresa, la politica, la parte sana del territorio che anziché far da barriera si sono avvalsi della Camorra per ottenere risultati”.

 Gustavo Gentile


Articolo pubblicato il giorno 19 Febbraio 2019 - 14:00

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