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Hanno messo a segno oltre 80 furti in tredici mesi nelle province di Salerno, Avellino e Potenza e, per guadagnarsi la fuga dopo aver messo a segno un colpo nel Cilento, hanno aggredito un sottufficiale dei carabinieri intervenuto. La procura di Vallo della Lucania ha emesso un provvedimento di fermo per sette persone di nazionalità marocchina, dimoranti tra Roccadaspide, Eboli, Pontecagnano e Battipaglia, contestando loro il reato furto aggravato in concorso. Non si tratta di un unico gruppo coeso, ma di varie frange che, effettuati i furti, si rivolgevano a tre ricettatori, uno indipendente e due che collaboravano, residenti a Sant’Antonio Abate, Gragnano e Lettere, indagati per ricettazione. I militari dell’Arma della Compagnia di Agropoli, coordinati dal capitano Francesco Manna, hanno eseguito anche dieci decreti di perquisizione nelle dimore degli indagati, recuperando parte delle merci rubate. La banda aveva come base le località di Campolongo e di Corno d’Oro a Eboli, nel Salernitano, e ha rubato abitazioni, aziende agricole, caseifici e opifici per poi ricettare la refurtiva in diverse località del Napoletano. I furti risultano commessi, dal dicembre di due anni fa ad oggi, nei comuni salernitani di Albanella, Auletta, Buccino, Capaccio Paestum, Casal Velino, Castellabate, Felitto, Giffoni Valle Piana, Laureana Cilento, Montecorice, Oliveto Citra, Perdifumo, Polla, Pollica, Roccadaspide, San Mauro Cilento e Sicignano degli Alburni; in quelli lucani di Tramutola e Rivello; in quelli irpini di Sant’Angelo dei Lombardi e Lioni. L’inchiesta nasce dopo quelli commessi nelle località cilentane di Castellabate e di Montecorice. Date le modalità di esecuzione e la tipologia del bottino, attrezzature agricole, utensili da lavoro, elettrodomestici e olio di oliva, si è subito pensato che ad agire fossero sempre le stesse persone che, in alcuni casi, pur di portare via quanta più merce possibile, rubavano anche auto per trasportare tutto. Le vetture, dopo i ‘colpi’, venivano ritrovate a Eboli. E’ stato grazie all’incrocio dei traffici telefonici delle celle dove avvenivano i furti con quelli dove venivano ritrovate le auto rubate, e all’ascolto di intercettazioni di utenze telefoniche con sim-card non intestate agli indagati, che i carabinieri sono riusciti a risalire ai ladri. Complici avevano il ruolo di andare a prendere gli extracomunitari al ritorno dai furti o di recuperarli se si fossero dati alla fuga perché braccati dalle forze di polizia. Gli indagati “non disprezzavano la violenza”, scrive il procuratore capo di Vallo della Lucania, Antonio Ricci. Il riferimento é alla violenta aggressione subita da un carabiniere a Casal Velino intervenuto per un furto e al fatto che, in alcune circostanze, sono state rubate anche delle armi.


Articolo pubblicato il giorno 12 Febbraio 2019 - 14:34

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