Cronaca Giudiziaria

False fatture a Napoli: un pentito raccontò le tangenti, una microcamera negli uffici di Asso Costiera fece il resto

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False fatture per i lavori di via Mariana a Napoli: l’inchiesta che ha portato stamane all’arresto di sette persone partì dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che svelò il meccanismo delle tangenti e degli appalti pubblici nella zona Mercato di Napoli. L’inchiesta dell’antimafia ha permesso di scoprire, attraverso un imprenditore intercettato, il giro di false fatturazioni e il metodo usato per creare fondi neri. Ad inchiodare gli indagati anche una microcamera installata dai militari della Guardia di Finanza in piazza Garibaldi preso gli uffici del consorzio Asse Costiero aggiudicatario degli appalti pubblici a Napoli. Era il 24 febbraio del 2017, Achille Prospero contratta con il titolare della Excange l’importo di una fattura di comodo: “Allora veniamo a noi, noi dovevamo chiudere questa qui di centoventuno per un totale di centoquarantotto, l’altra volta noi facemmo quarantaquattro e qualcosa. Io adesso vi devo dare settantacinque” dice Achille Prospero. Di fronte a lui c’è Umberto Iannello: “Voi mi avete portato i settantacinquemila?”. Prospero: “Vediamo, così abbiamo chiuso e poi le prossime possiamo girare i famosi venti che sono a compensazione”. Prospero in quella occasione elargì 75 mila euro in mazzette da 5 mila ognuno. Poi una volta che Prospero si allontanò Umbero Ianniello divise la somma in parti uguali in mazzette da 5 mila euro e poi in quote dispari e divise anche le monete per un totale di 18.965 euro. Prospero, poi, una volta consegnata la fattura insieme alla somma di denaro chiese il pagamento a mezzo bonifico bancario della fattura per un importo di 90 mila euro.
Dunque, a dare il via all’indagine sfociata nel blitz di stamane fu il pentito Alfonso Mazzarella, cugino di Franco, personaggio malavitoso di spicco della zona del Mercato. Mazzarella raccontò degli interessi del clan nella zona del centro città, ma soprattutto del porto, delle tangenti che pagano gli operatori, gli imprenditori e anche di una fitta trama di prestanome del clan che fanno interessi della camorra. Intercettando un imprenditore si scoprirono strani giri di denaro in contanti al consorzio Asse costiero, dove confluiscono numerose imprese operanti nel campo dell’edilizia e dell’impiantistica, in gran parte gestite da Pasquale Ferrara e dal fratello Mariano, entrambi finiti oggi ai domiciliari. La microcamera negli uffici di Asse Costiero fece il resto. Si scoprì il sistema escogitato per gestire considerevoli somme di denaro in contanti, consegnate, insieme a fatture inesistente da Achille Prospero. I soldi venivano divisi tra i fratelli Umberto e Vincenzo Ianniello e Pasquale e Mariano Ferrara, referenti delle società capogruppo del consorzio che beneficiavano degli illeciti profitti. Tra gli indagati c’è anche Gaetano Milano, che si è occupato in passato di commercio di animali, e ha anche riportato condanne per maltrattamenti, e senza alcuna competenza specifica, rilevò una azienda inattiva, piegandola al perseguimento di illeciti fiscali. Prospero era gestore di fatto della ‘Exchange’ e provvedeva a far rientrare il denaro in contati riguardo alle fatture false pagate dal consorzio in favore dei fratelli Ferrara e Ianniello. “Una sistematicità nelle illecite fatturazioni false e nell’evasione costante delle imposte, attraverso un sistema collaudato, quello di far figurare nelle fatture operazioni mai avvenute. Non solo. Il quadro indiziario emerso rivela che i fatti sono gravi e allarmanti, specie per i ruoli ricoperti, ossia delle fitta rete di commistioni illecite e il sopravvento che ha l’utile privato personale sull’interesse dell’ente pubblico, ovvero il comune di Napoli”. Scrive il gip di Napoli, Anna Laura Alfano, nell’ordinanza. Inoltre, il gip suppone che l’inchiesta sia tutt’altro che chiusa. “Esiste una regia occulta non riferibile solo ai Ferrara e a Ianniello – scrive nel provvedimento – ma sembra che la vicenda si collochi in un contesto più ampio sul quale il pm conduce ancora indagini. In particolare sulla regolarità e correttezza degli appalti, della sua esecuzione, al controllo delle forniture e sulle movimentazioni bancarie che hanno consentito di evidenziare una serie di operazioni finanziarie con società estere, alcuni recanti come causale: acconto e/o saldo fattura”.
I sette destinatari delle misure cautelari sono Pasquale Ferrara, Mariano Ferrara, Umberto Iannello, Vincenzo Iannello, Vincenzo Boccanfuso, Gaetano Milano e Achille Prospero. La presunta frode fiscale, secondo i sostituti procuratori Valter Brunetti e Mariasofia Cozza, sarebbe stata realizzata con false fatturazioni che hanno visto interessate le società destinatarie dei fondi e quelle che hanno contribuito alla realizzazione del tratto stradale con annesse opere accessorie (pista ciclabile, marciapiedi, illuminazione, verde ecc.), allo stato attuale ancora incompiute. Gli investigatori hanno individuato un procedimento contabile, definito “di ribaltamento”: in sostanza alcune società fornitrici esterne al consorzio emettevano fatture inesistenti per la vendita, mai avvenuta, di materiale edile alle imprese consorziate le quali, a loro volta, fatturavano, attraverso il consorzio, all’ente appaltante, il Comune di Napoli, che poi liquidava la società capogruppo CESVED (Consorzio Europeo per lo Sviluppo dell’Edilizia S.r.l.).


Articolo pubblicato il giorno 21 Febbraio 2019 - 20:10

La Redazione

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