Napoli. “Le soluzioni le ha vendute un cinese fuori”. Questo avrebbero dovuto rispondere i candidati nel caso in cui fossero stati scoperti con uno dei kit predisposti per il superamento della prova concorsuale per agente di polizia penitenziaria. E’ il retroscena che emerge dalle intercettazioni depositate nell’ambito dell’inchiesta sul concorso per accedere all’interno del corpo di polizia nell’aprile del 2016. Secondo la Procura, infatti, si tratta di versioni concordate. Durante la prova in sette furono scoperti con accessori elettronici per comunicare all’esterno. Altri, inoltre, avevano magliette, braccialetti colorati, cover per cellulare. Insomma tutti stratagemmi, poco o molto fantasiosi, che avrebbero consentito il superamento della prova. “Gli ho fatto fare una bella cover che hanno attaccato dietro al telefono” solo le parole ascoltate durante un’intercettazione di Giuseppe Fastampa e Giuseppe Zarrillo coinvolti con Sabato Vaccinano nel primo filone dell’inchiesta. Una testimone, invece, racconta di aver ricevuto da Daniele Caruso, indagato e finito ai domiciliari, una “cover contenente le risposte”.
Il sistema era stato messo in piedi per consentire di superare il concorso ad una cifra che arriva fino a 35mila euro, un investimento considerando che si tratta di un “posto” sicuro che permette, in poco più di un anno di recuperare quanto speso. Ora la difesa potrà replicare nell’interrogatorio di garanzia e impugnare l’ordinanza al Tribunale delle Libertà.
Articolo pubblicato il giorno 16 Febbraio 2019 - 10:56