Caserta. Anziani accompagnati fin dentro al seggio elettorale per votare i candidati imposti dal clan camorristico, voti comprati dai candidati a peso d’oro – 70 euro a preferenza – nomi sulla scheda corretti quasi nella cabina, minacce e intimidazioni persino al presidente del seggio. Emerge tutto questo dall’indagine della Dda di Napoli e dei carabinieri di Caserta, che oggi ha portato all’arresto per vari reati 19 persone, tra cui i due candidati alle Regionali del 2015 nel partito “Nuovo Centrodestra – Campania Libera” Pasquale Corvino, noto imprenditore titolare di laboratori di analisi e ex presidente della Casertana Calcio nonche’ fratello dell’attuale assessore comunale di Caserta Elisabetta Corvino (tra le piu’ votate alle scorse comunali, ndr), e Pasquale Carbone; entrambi, risultati non eletti, sono finiti agli arresti domiciliari per il reato di voto di scambio politico-mafioso.Se nella vicina citta’ di Maddaloni, dove la Dda ha fatto arrestare poche settimane fa alcune persone indagando anche il sindaco in relazione alle elezioni comunali del 2018, i voti venivano comprati dagli esponenti del clan per pochi euro, dai 10 ai 30, a Caserta invece, durante le Regionali del 2015, l’acquisto illecito di pacchetti di voti avveniva in grande stile. Il candidato Carbone, hanno accertato gli inquirenti, ha versato ad Antonio Merola (finito in carcere), esponente del clan Belforte di Marcianise, 7000 euro per 100 voti, ottenendo alla fine solo 87 voti; Carbone, dopo le elezioni, ha pure chiesto a Merola la restituzione di parte dei soldi versati. Dal canto suo il candidato Corvino avrebbe promesso ad Agostino Capone e Vincenzo Rea, altri due esponenti del clan oggi finiti in cella, la somma di 3000 euro ciascuno oltre a buoni spesa e carburante.
Gustavo Gentile
Articolo pubblicato il giorno 5 Febbraio 2019 - 10:17