Cronaca Giudiziaria

Camorra e slot machine, condannati i vertici del clan Russo

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Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ha condannato i fratelli Francesco e Massimo Russo, fratelli del capoclan Peppe Russo, detto “il padrino”, (ritenuto fedelissimo del boss Francesco Schiavone “Sandokan”) rispettivamente a 16 anni e mezzo e 17 anni di reclusione nell’ambito del processo sulla gestione illegale delle slot machine che il 15 settembre del 2015 porto’ la Dia, coordinata dalla Dda di Napoli, ad eseguire 44 misure cautelari. L’indagine evidenzio’ gli interessi del clan anche nei settori delle sale bingo, nella distribuzione del caffè, e nella gestione dei cavalli da corsa. In quell’occasione, infatti, fu arrestato anche un fantino di fama, Mario Minopoli (difeso dagli avvocati Paolo Trofino e Alfredo Marrandino), che aveva condotto un cavallo, Madison Om, di proprietà, secondo la procura antimafia, di Massimo Russo. Al fantino veniva contestata l’intestazione e l’interposizione fittizia con l’aggravante di avere agevolato un clan mafioso. Il pm aveva chiesto per lui quattro anni e mezzo di carcere. Il giudice pero’ ha escluso l’aggravante e dichiarato prescritto il reato. Condannato il collaboratore di giustizia Roberto Vargas, a due anni e otto mesi. Poi, pene tra 8 e 10 anni sono state inflitte ad alcuni imprenditori. Dodici anni e mezzo sono stati comminati, invece, a Giugliano Martino (detenuto al 41 bis), cognato di Massimo Russo, esponente di spicco del gruppo Russo e della fazione Schiavone del clan dei Casalesi. Queste nel dettaglio le codanne emesse dalla terza sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Giuseppe Meccariell,: Domenico Abatiello a 4 anni e 6 mesi; Augusto Discepolo a 8 anni e 6 mesi; Alfredo Giuliano a 9 anni; Raffaele Maiello a 5 anni; Giuseppe Manco a 3 anni; Giuliano Martino a 12 anni e 6 mesi; Giovanni Maria Rotondo a 8 anni e 6 mesi; Francesco Russo a 16 anni e 6 mesi, riconosciuta la continuazione con un’altra sentenza passata in giudicato; Massimo Russo a 17 anni; Roberto Vargas a 2 anni e 8 mesi, con l’attenuante legata alla sua collaborazione con la giustizia.

 Gustavo Gentile

 


Articolo pubblicato il giorno 27 Febbraio 2019 - 20:27

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