Gran parte dei 550 Comuni della Campania adotta strumenti urbanistici obsoleti, non in linea con la Legge Regionale 16/2004. A sei anni dall’entrata in vigore del Regolamento 5/2011, infatti, sono solo 71 (pari al 13% circa del totale) quelli che hanno approvato un Piano urbanistico comunale; gli altri 479 (l’87% circa) hanno adottato un Piano regolatore generale, un Programma di Fabbricazione o sono addirittura privi di uno strumento urbanistico. Tra questi, 75 enti locali devono passare dalla fase di adozione a quella di approvazione e un terzo dei comuni campani (184 su 550, il 33% circa) non ha ancora avviato alcuna procedura di elaborazione. Sono alcuni dei dati emersi dalla ricerca ‘Lo stato dell’urbanistica in Campania 2017′ finanziata da Ance Campania e realizzata dalla Scuola di Governo del Territorio con il coordinamento di Francesco Domenico Moccia, ordinario di Pianificazione urbanistica dell’ateneo Federico II di Napoli, che accorpa i dati raccolti in un sistema informativo geografico successivamente aggiornabile. “E’ sconfortante che solo 71 Comuni su 550 abbiano il Puc vigente. Non e’ piu’ possibile rinviare il fondamentale lavoro della pianificazione comunale, soprattutto per le ricadute sull’assetto del territorio, sulla tutela e valorizzazione dei paesaggi, ma anche e soprattutto per lo sviluppo sostenibile dell’economia”, sottolinea Gennaro Vitale, presidente dei costruttori campani. “Sarebbe necessario un ammodernamento dell’intero impianto che regola la materia del Governo del Territorio, favorendo processi di riduzione del consumo di suolo e, al tempo stesso, di riqualificazione urbana mediante la valorizzazione dei patrimoni esistenti”, aggiunge. “Il disordine urbanistico e l’abusivismo edilizio sono i principali temi da affrontare, prima di una nuova ed esaustiva fase di pianificazione. Bisogna innanzitutto esperire le pratiche di condono inesitate e stimare l’attuale fabbisogno abitativo ed i connessi standard”, gli fa eco Federica Brancaccio, numero uno di quelli napoletani. “L’obiettivo – chiarisce – e’ il processo di pianificazione nel suo insieme. Vanno cioe’ ridotti i tempi di elaborazione dei piani, in modo che corrispondano alle dinamiche di trasformazione delle citta’ e alle reali esigenze della collettivita’; va inoltre con ridotto il consumo di suolo e incentivata ovunque la riqualificazione urbana”. Quanto alla diffusione dei Piani urbanistici comunali nelle province, la Citta’ Metropolitana di Napoli ha il minor numero di Puc approvati; sono infatti solo 7 Comuni su 92 (circa l’8%) ad averlo adottato, mentre nelle altre province la percentuale complessiva e’ di circa il 14%. In quella di Avellino, i Puc approvati sono 17 su 118 Comuni; nel Beneventano, 10 su 78 Comuni; in provincia di Caserta, 15 su 104; e 22 su 158 in quella di Salerno.
Dati che raccontano un ritardo di programmazione urbanistica e di sviluppo, anche economico, e di evidenti ricadute anche in termini di sicurezza e assetto del territorio. Nella sola area della Citta’ Metropolitana di Napoli, poi, decine i municipi con un ‘edificato’ difforme dagli strumenti urbanistici, con percentuali che oscillano tra il 30 e il 60%, con picchi del 67,66% a Giugliano, del 66,88% a Saviano e del 65,47% a Ercolano. Le aree urbanizzate non previste nella pianificazione vigente sono pari ad oltre 87 chilometri quadrati. Quest’area di urbanizzazione selvaggia e’ pari alla meta’ dell’area ‘regolare’ e si e’ sviluppata pur in presenza di circa 34 chilometri quadrati destinati all’urbanizzazione non ancora utilizzati. Si stimano, inoltre, 50mila fabbricati abusivi, solo in parte condonati, in alcuni casi condannati alla demolizione, in altri acquisiti al patrimonio comunale, in contesti generalmente privi di opere di urbanizzazione primaria e secondaria. Per i comuni delle aree interne del Beneventano e dell’Avellinese, i fenomeni di decrescita demografica in parte svuotano di senso i Puc per i politici locali. L’assessore all’Urbanistica del Comune di Napoli, Carmine Piscopo, ha presentato il quadro della pianificazione e della programmazione prevista da Palazzo San Giacomo, con “nuovi indirizzi” del Puc. Il Comune di Napoli, chiarisce, “sta mettendo a sistema il quadro delle programmazioni, delle varianti armonizzandole con il territorio progettato, con l’insieme degli interventi in corso e le mutate esigenze di previsione, partendo da quanto si discute oggi, in materia di modifiche del quadro normativo e in relazione al quadro comunitario di riferimento”. Una spinta nella direzione corretta viene dalla Legge regionale 19/2017 che colpisce i Comuni che non adottano il Puc entro il 31 dicembre 2018 e non lo approvano entro la fine del 2019, prevedendo in caso di inadempienze anche l’attivazione dei poteri sostitutivi. E’ anche grazie a questa norma che a fine 2017, il 65% dei Comuni senza Puc ha comunque intrapreso l’iter per arrivare ad averlo. “Stiamo mettendo a punto un processo organico di riforma che riguardera’ l’intera regione – spiega Bruno Discepolo, assessore all’Urbanistica della Regione Campania – semplificando procedure e contenuti della pianificazione comunale, supportando le Amministrazioni locali e rifinanziando il capitolo dei contributi regionali per la formazione dei Puc. Se anche dopo queste misure verificheremo un’inerzia da parte degli Enti locali, procederemo con l’attivazione dei poteri sostitutivi. Ma confido che, dopo la riforma che si sta avviando, si potra’ assistere ad una nuova stagione e ripresa del ruolo della pianificazione urbanistica nei Comuni campani”.
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