Scafati. Giunto a conclusione il giudizio dei presunti usurai di Scafati nel processo “get a money”.A capo del gruppo di usurai secondo gli inquirenti era stata individuata Elvira DeMaio, 59enne, vedova del boss Antonio Porpora( difesa dall’avvocato Geppino Chirico) ed il figlio Raffaele Porpora(difeso dagli avvocati Roberto Concilio e Pierluigi Spadafora). Tesi confermata dal Tribunale di Nocera, presidente dott. Raffaele Donnarumma, che ha visto la condanna per la Elvira De Maio ad anni 5 e 11 mesi, con una sensibile riduzione di pena rispetto alle richieste di anni 8 e 6 mesi della Procura. Confermata invece la richiesta di condanna avanzata dal PM, Lenza, per il figlio Lello Porpora di anni 8 e sei mesi che resta l’unico ad essere detenuto in carcere. Condanna “leggera” per Civale Francesco (difeso dall’Avv. Roberto Concilio) di 3 anni rispetto alla richiesta di sette anni della Procura.
Confermata l’assoluzione per Di Lauro Antonietta (difesa dagli avvocati Giovanni Pentangelo ed Erminia Maisano) che era stata già richiesta dall’ufficio di Procura. Ribaltato completamente il verdetto per Davide Antonio detto Tonino o’ messicano (difeso dall’avvocato Gennaro De Gennaro) che rispetto alla richiesta di una condanna di 5 anni per concorso in usura ed estorsione ha riportato l’assoluzione con formula piena e conseguente scarcerazione.
Il collegio ha accolto la tesi del suo avvocato confermando la estraneità ai fatti contestati sebbene con l’ordinanza cautelare del GIP l’imputato era stato mandato in carcere.
Ridotta anche la condanna per Perrotti Marianeve (moglie di Davide , pure lei difesa dall’avvocato Gennaro De Gennaro) che ha riportato una condanna di anni 2 e mesi sei. E per finire condanna di anni due per Nastro Geraldina (difesa dall’avvocato Antonio Raiola), anziana madre della Elvira De Maio. Colpo di scena finale per le presunte vittime in quanto due di loro Calitri Luigia e Generali Lucia non sono state ritenute attendibili e per loro c’è stato il rinvio degli atti in Procura con l’accusa di falsa testimonianza con conseguente rischio di finire a giudizio con accuse gravi. Per due innocenti finisce l’incubo del processo mentre per gli altri, per il momento condannati, le difese preannunciano battaglia in appello.
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