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Luca Da Ros, l’ultras dell’Inter arrestato nei giorni scorsi nell’inchiesta sugli scontri del 26 dicembre scorso prima della partita Inter-Napoli, ha ribadito oggi davanti ai pm in un interrogatorio durato quasi tre ore le accuse nei confronti del capo dei ‘Boys’ della curva nord nerazzurra, Marco Piovella, come presunto organizzatore del blitz contro i tifosi napoletani. E’ quanto ha spiegato, in sostanza, il suo legale, l’avvocato Alberto Tucci, ai cronisti al termine dell’audizione nel carcere di San Vittore. “Su Piovella ha ribadito quello che aveva gia’ detto”, ha spiegato il legale. E a chi gli ha chiesto se Da Ros abbia fatto altri nomi di capi, l’avvocato ha risposto: “lui e’ troppo giovane per conoscere nomi”. Secondo il difensore, dopo l’interrogatorio di oggi, “la posizione di Da Ros si e’ alleggerita parecchio”. La difesa e’ pronta a presentare istanza per ottenere la concessione dei domiciliari.  La curva, ha aggiunto, “funziona come una camera stagna” e Da Ros “è troppo giovane per sapere determinati nomi”. Il supporter nerazzurro è stato arrestato all’indomani degli scontri, è accusato di rissa aggravata e lesioni. Da Ros “dice di aver visto Belardinelli trasportato da tifosi napoletani a volto scoperto. Hanno preso il corpo e l’hanno portato nell’area dove c’era il gruppo degli interisti.Sia gli interisti che i napoletani dicevano ‘basta, basta'”, ha spiegato il legale. Il ragazzo ha chiarito al procuratore aggiunto Letizia Mannella e ai pm Michela Bordieri e Rosaria Stagnaro che l’incidente si è verificato prima dell’inizio degli scontri con le prime auto che sono passate. Da Ros ha parlato di due macchine, non suv ma berline. Dell’investimento “non ha visto nulla. Ha ribadito che un’auto si è spostata dalla colonna portandosi sulla sinistra”, ha sottolineato il legale. La Procura di Milano sta effettuando una serie di verifiche per capire chi il 26 dicembre fosse alla guida della Volvo Station Wagon sequestrata ieri a Napoli, auto che era nella disponibilita’ di un ultra’ partenopeo di 25 anni, ora indagato per l’omicidio volontario di Daniele Belardinelli, investito durante gli scontri prima di Inter Napoli. Con il venticinquenne in macchina, infatti, c’erano anche altre tre persone, tra cui un suo parente. Si ipotizza che alla guida della Volvo potesse esserci quest’ultimo. Gli accertamenti al riguardo sono ancora in corso. L’auto e’ intestata, con un leasing, al padre del ragazzo. Le posizioni degli altri tre che erano in macchina sono al vaglio dell’autorita’ giudiziaria che potrebbe contestare anche a loro l’omicidio volontario a garanzia per tutti gli accertamenti da compiere. Sono una decina le autovetture sulle quali viaggiavano i tifosi del Napoli che erano presenti in strada durante gli scontri pre-partita di Inter-Napoli dello scorso 26 dicembre durante i quali e’ stato investito l’ultra’ Daniele Belardinelli, poi deceduto in ospedale. L’attivita’ investigativa della Digos della Questura di NAPOLI si sta concentrando proprio su queste vetture e sui passeggeri grazie al supporto delle informazioni (come le targhe) fornite dagli investigatori milanesi. L’obiettivo dei poliziotti partenopei e’ identificare tutte le vetture e tutti i tifosi partenopei che erano presenti in strada quando Belardinelli e’ stato investito. Al momento risulta indagato un giovane napoletano che sarebbe stato alla guida della Volvo V40 (sequestrata) che ha investito Belardinelli. Un passaggio fondamentale, quest’ultimo, che consentira’ di eseguire accertamenti sulla macchina allo scopo di rilevare eventuali tracce di Dna utili per identificare vittima e persone presenti a bordo. Individuate anche altre due auto che a breve, se gli inquirenti lo riterranno opportuno, potrebbero essere sottoposte a sequestro.


Articolo pubblicato il giorno 4 Gennaio 2019 - 18:33


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