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Tifoso Inter morto, la ‘confessione’ di Da Ros: minacciata anche la famiglia

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Luca Da Ros, il tifoso interista arrestato nell’inchiesta sugli scontri del 26 dicembre dopo la partita Inter Napoli e scarcerato in mattinata dopo aver collaborato con i magistrati “in un album fotografico di 34 persone” mostratogli ieri dai pm “ne ha riconosciuti 7-8” di ultras della curva, “alcuni dei quali hanno partecipato” all’assalto. Lo ha spiegato il suo legale, l’avvocato Alberto Tucci, chiarendo che il suo assistito ha riconosciuto anche quella Nino Ciccarelli, capo dei ‘Viking’ della curva nord, la cui foto era nell’album che gli è stato mostrato dagli inquirenti. L’avvocato alberto Tucci, difensore di Luca Da Ros, ha spiegato che il suo assistito ha indicato agli inquirenti i nomi di alcuni tifosi che hanno partecipato al blitz contro gli ultras napoletani, tra cui “gli altri tre soggetti che erano in macchina con lui”. Insieme a lui c’era anche “Giotto che insieme a Piovella” ha accompagnato in ospedale Daniele Belardinelli, l’ultras morto dopo essere stato investito da un suv. Da Ros, per il suo legale, non è stato in grado di spiegare agli inquirenti se il blitz fosse o meno “gli ultras accedono a queste notizie mano a mano che salgono la scala gerarchica”. Per Da Ros, come riferito dal difensore, “non esiste una cupola nella curva interista, la curva è una grande famiglia, però c’è un gruppo ristretto che organizza e dentro questo gruppo ci sono soggetti che tra loro si interfacciano”. Da Ros ha parlato ai pm dei quattro gruppi storici della tifoseria interista, i Boys, i Viking, gli Irriducibili e Brianza Alcolica e dei rispettivi capi. Franco Caravita, leader dei Boys, secondo la ricostruzione di da Ros, non sarebbe stato presente negli scontri fuori dallo stadio. “Lui ha detto tutto ciò che sapeva – ha concluso il legale – e confermerà le dichiarazioni nel corso delle indagini”. Luca Da Ros ha fornito ai magistrati “numerosi dettagli utili” sulle “modalita’ dell’attacco” e per “risalire ai responsabili dell’omicidio di Belardinelli”, “nonostante le minacce ricevute presso la sua abitazione e apparse sui numerosi social network”. Lo scrive il gip Guido Salvini spiegando che Da Ros ha anche svelato la “identita’ di numerose persone coinvolte” malgrado la “pressione” e la “omerta'” della curva. La sua scelta di parlare con i magistrati non e’ stata facile per la “pressione che i gruppi di tifosi ultras sono in grado di esercitare”. Malgrado questa pressione e le numerose minacce ricevute, Da Ros, spiega il giudice, ha manifestato “un concreto distacco da quelle regole di un’omerta’ che caratterizza la realta’ di tali gruppi”.


Articolo pubblicato il giorno 5 Gennaio 2019 - 14:08

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