Si e’ presentato ieri mattina in Questura uno dei tifosi del Napoli che dopo gli scontri in via Novara a Milano aveva inviato un audio a un amico nel quale raccontava per filo e per segno tutte le fasi degli incidenti e anche particolari inquietanti sulla morte di Daniele Belardinelli. Era persona informata sui fatti ma e’ uscito dalla Questura come indagato per rissa aggravata, pur avendo raccontato di non aver partecipato agli scontri ma di averli visti da lontano. Si tratta di un imprenditore di 41 anni di Terzigno associato al gruppo ‘Cattive Maniere’ della Curva A.In Questura ci e’ arrivato con la sua auto, una Peugeot scura che era gia’ stata identificata dalla Digos come una delle auto che potevano essere coinvolte nell’incidente mortale dove ha perso la vita l’ultra’ ‘Dede’. L’auto e’ stata ispezionata dalla polizia e a quanto pare non sarebbero stati trovati segni compatibili con la presunta dinamica della morte del nerazzurro. l’imprenditore di Terzigno era accompagnato dal suo avvocato, il penalista napoletano Emilio Coppola che difende anche gli altri giovani dell’Audi nera che secondo gli investigatori sarebbe l’auto che avrebbe ucciso Daaniele Belardinelli. L’imprenditore ha spiegato la sua versione dei fatti sostenendo che il plurale ‘li abbiamo massacrati’ usato nel messaggio audio via waths app deriva da una sorta di abitudine di parlare così come gruppo. Ora però è indagato per concorso in rissa. Intanto la Digos di Napoli, su delega della Procura di Milano, continua le indagini su tutto il corteo di auto partite da Napoli e dirette allo stadio Meazza, in particolare su dieci autovetture e i suoi occupanti, grazie alle targhe che via via i pm milanesi stanno fornendo ai poliziotti partenopei. Gli investigatori milanesi sono attesi nelle prossime ore nel capoluogo campano per interrogare i quattro occupanti dell’auto che avrebbe investito Belardinelli e che e’ sotto sequestro in attesa di incidente probatorio. I quattro sono stati convocati per oggi in Questura. “Abbiamo viaggiato in cinque, dovevamo restituire l’auto in buone condizioni, per questo l’abbiamo portata all’autolavaggio”, hanno dichiarato nelle primissime battute di questa vicenda. Anche sull’aspetto centrale dell’inchiesta, vale a dire l’investimento di Belardinelli, stessa determinazione a negare le accuse. Difesi dal penalista napoletano Emilio Coppola, i quattro adulti del gruppetto in trasferta a Milano dicono di non aver avvertito alcun rumore o alcuna forma di sbilanciamento dell’auto. Agli atti anche la versione dell’autista, che ha ammesso di aver guidato l’auto, di aver condotto il volante lungo corso Novara e di aver provato ad allontanarsi dalla zona dei fumogeni e degli scontri, negando però la storia dell’omicidio.
Articolo pubblicato il giorno 4 Gennaio 2019 - 20:40