Napoli, cadavere di un pony ritrovato tra i rifiuti nelle discariche sotto al Ponte Fiat nella zona industriale. Il video
E’ prevista per oggi la sentenza di primo grado sulla strage del pullman che, il 28 luglio del 2013, precipitò dal viadotto “Acqualonga” dell’A16 Napoli-Canosa, tra Nola e Avellino, dove persero la vita 40 persone che tornavano da una gita religiosa. A processo, accusati a vario di titolo di concorso in omicidio colposo plurimo, disastro colposo e omissioni nella gestione e nel controllo, sono finiti il titolare della società che gestiva il pullman, i due dipendenti della Motorizzazione Civile di Napoli (quest’ultimi accusati di falso in atto pubblico per aver tentato di falsificare il documento della revisione del pullman), e 12 tra dirigenti e dipendenti di Autostrade per l’Italia, tra cui l’amministratore delegato Giovanni Castellucci e il direttore generale Riccardo Mollo. Il 28 luglio 2013 il bus turistico, in seguito a un guasto dell’impianto frenante, sfondò le barriere bordo-ponte del viadotto autostradale finendo giù dalla scarpata dopo un volo di 30 metri. Secondo una relazione tecnica, che accusa i vertici di Autostrade per l’Italia, lo stato di degrado dei tirafondi è la causa fisica principale del fatto che la barriera non è stata in grado di contenere il bus. Non ci sarebbe stata alcuna attività di controllo né di manutenzione, nonostante il prevedibile elevato rischio. Per Autostrade invece, i tirafondi non sono stati la causa della tragedia.
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