“Il contrasto al traffico di droga deve essere se possibile ancor più intensificato; ma uno dei momenti di questo contrasto, per togliere fette importanti di mercato alla criminalità organizzata, ritengo che sia la legalizzazione della cannabis, che non equivale alla liberalizzazione”. E’ quanto afferma il magistrato Franco Roberti, già procuratore nazionale antimafia e ora assessore alla sicurezza della Regione Campania, a proposito dell’iniziativa che sta dividendo nel governo M5s e Lega. “Ribadisco la mia posizione, tenuta fino a quando ero alla guida della Procura nazionale antimafia – ovvero novembre 2017 – anche se non è stata confermata dal mio successore Federico Cafiero De Raho che ne ha preso le distanze. Credo che la legalizzazione vada, almeno in via sperimentale, praticata per sottrarre una quota di business alle mafie, visto che nonostante l’impegno delle forze dell’ordine e della magistratura il mercato delle droghe leggere, al contrario ad esempio di quello della cocaina, non si è affatto ridotto”. Quanto al consumo, Roberti osserva che “i dati in mio possesso fino a quando ero procuratore nazionale antimafia, che si riferiscono al 2016, vedevano comunque un consumo in aumento. Quindi, la proibizione non è una deterrenza efficace per chi intende procurarsi il cannabinoide. Tra l’altro – osserva il magistrato – se il prodotto è controllato dallo Stato è presumibilmente più sicuro rispetto a quello che può fornire uno spacciatore o un contrabbandiere e dunque meno dannoso di quello preso al mercato nero controllato dalla criminalità organizzata”.
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