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Protesi anca mini invasiva di alta precisione: Femur First e Osirix

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Anche in Italia, si comincia ad apprezzare il protocollo Fast Track Surgery applicato nella chirurgia mini invasiva per l’impianto di protesi anca e ginocchio. Il ‘percorso rapido’, l’intervento lampo riduce incredibilmente i tempi di ospedalizzazione (dai 7-8 giorni dell’intervento tradizionale a 2-3 giorni), di riabilitazione e recupero. Rapidità a parte, quali sono le tecniche innovative che puntano a realizzare protesi sempre più precise e personalizzate?

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In riferimento alla protesi all’anca mini invasiva, la risposta a questa domanda è: parliamo di tecnica Femur First e di software Osirix.

Protesi anca mini invasiva: l’unica soluzione per la coxartrosi invalidante

Prima di descrivere nei dettagli le due tecniche che consentono al chirurgo altamente specializzato di ‘disegnare’ protesi anca su misura ed estremamente personalizzate, ricordiamo brevemente quali sono i vantaggi della protesi mini invasiva che risolve la coxartrosi (artrosi dell’anca) invalidante.

E’ necessario impiantare la protesi d’anca anche in caso di conflitto femoro-acetabolare, artrite reumatoide e necrosi avascolare, tutte patologie invalidanti.

Si valuta la possibilità di impiantare una protesi all’anca quando i trattamenti conservativi (terapia farmacologica, infiltrativa, fisioterapia, medicina rigenerativa) non sortiscono più alcun effetto sulla sintomatologia del paziente che soffre di dolori importanti, rigidità, gravi limitazioni dei movimenti articolari.

In questi casi, l’unica terapia risolutiva prevede la sostituzione di cartilagine ed osso danneggiati dall’artrosi con un impianto protesico mini invasivo per alleviare il dolore e recuperare la funzionalità articolare.

Prima di eseguire l’intervento, lo specialista dovrà valutare fattori essenziali per la scelta della protesi più adeguata: età, stato di salute, attività quotidiana, particolari allergie ai metalli, ecc.

I vantaggi della chirurgia protesica mini invasiva

Tutto si riduce grazie alla tecnica chirurgica mini invasiva:

  • Tempi di intervento, degenza, ospedalizzazione, riabilitazione, recupero;
  • Trauma (gonfiore, dolore, perdita di sangue durante e dopo l’intervento);
  • Attriti fra gli elementi della testa femorale e dell’acetabolo in ceramica;
  • Incisione e cicatrici grazie alle dimensioni ridotte della protesi;
  • Somministrazione di antidolorifici dopo l’operazione;
  • Rischi di infezioni e lussazioni.

La chirurgia mini invasiva rispetta maggiormente il corpo. La parti sane (muscoli, massa ossea, tessuti molli) vengono preservate il più possibile. L’obiettivo del chirurgo è  risparmiare gran parte del collo femorale, nervi, vari, strutture periarticolari. Muscoli, cartilagine e massa ossea non vengono sezionati ma divaricati con un margine d’incisione di soli 8 cm anche per evitare il più possibile rischi di lussazione.

Grazie alla chirurgia mini invasiva le classiche complicanze post-intervento (infezioni, lussazioni, rigidità articolare, complicazioni di tipo vascolare) si riduconoÖ allíosso. Si verificano raramente (nell’1-3% dei casi).

Interventi di questo tipo hanno successo nel 95% dei casi. Generalmente, il paziente riprende le sue normali attività quotidiane dopo 2-4 settimane dall’operazione.

La protesi anca mini invasiva dura 20-25 anni, talvolta anche 30 anni.

Lunga durata della protesi anca: materiali evoluti e pianificazione di alta precisione

Con quali materiali viene realizzata una protesi anca? Si tratta di materiali evoluti, estremamente resistenti e biocompatibili: titanio, ceramica, polietilene con vitamina e, tantalio.

Per far durare il più possibile la protesi d’anca mini invasiva ad ancoraggio biologico, è necessario seguire un corretto stile di vita, proprio come si dovrebbe fare per l’anca naturale: mantenere un peso nella norma, praticare attività fisica, evitare eccessivi sforzi, ecc.

Tecnicamente parlando, la durata dell’impianto protesico dipende molto anche dalla precisione con cui viene ‘disegnata’ in base all’anatomia del paziente e dall’abilità  con cui viene posizionata durante l’intervento.

Siamo arrivati al cuore del nostro approfondimento: le due tecniche di alta precisione per progettare al meglio la protesi anca.

Tecnica Femur First: il femore, innanzitutto

Iniziamo con la tecnica Femur First che i chirurghi ortopedici più esperti utilizzano per l’impianto della protesi anca.

Femur First, in inglese, significa ‘il femore, innanzitutto’. Lo specialista lavora prima sul femore, poi sull’acetabolo: tutto questo serve per preparare un intervento più mirato, preciso, a prova di usura e lussazione. Lo scopo + realizzare una protesi d’anca più anatomica possibile.

Si tratta di una tecnica di ‘navigazione’ che consente di lavorare con maggiore precisione e accuratezza in riferimento all’angolo di lavoro (tra la porzione femorale e acetabolare). Permette di calcolare con la massima precisione la lunghezza finale dell’arto.

I vantaggi della tecnica Femur First sono, sostanzialmente, due:

  • Ridurre ancora di più le dimensioni della protesi;
  • Ottenere una lunghezza delle due gambe identica.

Pianificazione digitale della protesi anca: il software OsiriX

Al momento, il software OsiriX viene utilizzato per ‘disegnare’ la protesi anca mini invasiva, non la protesi ginocchio. Permette al chirurgo di progettare un impianto protesico su misura neanche fosse un sarto del corpo umano. Esegue la pianificazione digitale in fase pre-operatoria, consente di ricostruire al millimetro la geometria articolare dell’anca personalizzando al massimo la protesi, modellandola in base alla struttura articolare e all’anatomia unica del paziente. Sì perché ognuno di noi è un essere unico. Per una volta, è la protesi a doversi adeguare al paziente, non il contrario.

Il programma digitale OsiriX Dicom Viewer sfrutta diversi parametri per consentire di disegnare la protesi sulla base della radiografia del paziente da operare. Eí sbagliato pensare di usare un solo modello di protesi anca adattabile a chiunque. Ognuno possiede la sua storia patologica, anatomica.

Con OsiriX lo specialista può scegliere tra un’ampia serie di modelli protesici per puntare su quella pi˘ adatta all’anatomia di ogni paziente.

Come funziona OsiriX?

Il software OsiriX visualizza le immagini radiografiche DICOM (TAC, PEC, Risonanze Magnetiche, ecc.) prelevate da CD o dai sistemi PACS ospedalieri. Si interfaccia col GAP II ovvero il sistema di archiviazione dei dati clinici e chirurgici dei pazienti.

Gestendo immagini DICOM, il chirurgo ha la possibilit‡ di effettuare ricostruzioni 3D molto precise.

I templates (lucidi trasparenti) contenenti le grafiche dei maggiori modelli protesici vengono sovrapposti alla radiografia del bacino. Attraverso accurate misurazioni si ricava un progetto che risulter‡ prezioso per il chirurgo in sala operatoria. Dalla pianificazione OsiriX emergeranno dimensioni e allineamenti delle componenti protesiche da usare, modello di protesi anca da adattare alla struttura anatomica del soggetto, eventuali dismetrie del bacino, ecc.

Qualche dato in pi˘ su OsiriX

L’iniziale versione del software risale al 2014, mentre quella ufficiale è datata 14 settembre 2017.

OsiriX è un software di imaging medicale che ‘gira’ con il sistema operativo MacOS e iOS: viene applicato, nello specifico, da esperti di medicina nucleare. Se è vero che è compatibile con lo standard DICOM è anche vero che può visualizzare molti altri formati tra cui JPEG, TIFF, PDF, AVI, MPEG, QuickTime.

Questo sistema funziona come stazione di lavoro DICOM per imaging e come software di elaborazione di immagini per la ricerca nucleare, molecolare, radiologica, funzionale, imaging 3D.

Il visualizzatore 3D consente tutte le più moderne modalità di rendering (volume, superficie, proiezione, ricostruzione multiplanare) capaci di fondere tra loro due serie differenti. OsiriX va oltre il 3D. E’ stato sviluppato per creare, navigare e visualizzare immagini multidimensionali dettagliatissime: non solo 2D e 3D ma anche 4D (3D + dimensione temporale), 5D (3D + dimensione temporale e funzionale).

Eí possibile applicare filtri selettivi per sottrarre dall’immagine tridimensionale porzioni anatomiche come ossa o vasi sanguigni. Dalle immagini estrapolate si possono ricavare animazioni utili come il battito cardiaco per eseguire indagini accurate sullo stato di salute del paziente.

a cura del dott. Michele Massaro


Articolo pubblicato il giorno 11 Gennaio 2019 - 09:38

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