Un vero e proprio modus operandi. Una sistematica falsificazione dei report sullo stato di salute dei viadotti in tutta Italia, con relazioni “edulcorate” e decise a tavolino. E’ la nuova svolta nell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi, il viadotto crollato lo scorso 14 agosto provocando la morte di 43 persone, che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati una decina di persone, tra tecnici e dirigenti di Spea (controllata del gruppo Atlantia) e Autostrade. Un fascicolo parallelo e connesso a quello principale, con l’accusa di falso. Nel mirino dei finanzieri del Primo gruppo, agli ordini del colonnello Ivan Bixio, ci sono cinque viadotti: il Sei Luci e il Pecetti in Liguria, il Gargassa a Rossiglione, il Paolillo sulla Napoli-Canosa, e il Moro vicino Pescara. Al momento le strutture non sono state sequestrate ma la procura potrebbe decidere di sottoporle a una perizia per valutarne il reale stato di salute e se vi sia un rischio per l’incolumita’ degli automobilisti. Rischio assolutamente escluso da Aspi che ha sempre rimarcato come i controlli eseguiti siano stati sempre accurati e approfonditi, anche con l’ausilio di terze societa’ fuori dal gruppo. Mentre venivano notificati gli avvisi di garanzia i finanzieri hanno anche perquisito le sedi di Spea di Genova, Firenze, Bologna, Milano Terni e Bari dove e’ stata perquisita anche la sede della direzione di Tronco di Aspi. Un blitz simile era andato in scena la scorsa settimana, quando erano stati passati al setaccio gli uffici della direzione del primo Tronco. Questo secondo filone di inchiesta nasce dopo gli interrogatori di testimoni durante le indagini sul crollo di Ponte Morandi. In particolare i tecnici di Spea avevano raccontato agli inquirenti che i report “talvolta erano stati cambiati dopo le riunioni con il supervisore Maurizio Ceneri (ingegnere di Spea) mentre in altri casi era stato Ceneri stesso a modificarli senza consultarsi con gli altri”. Intanto rischiano di slittare sia i lavori di demolizione del troncone Est sia l’incidente probatorio a causa del ritardo nella traduzione ufficiale di una relazione ‘cruciale’ della perizia in tedesco dei tecnici svizzeri nominati dal giudice per le indagini preliminari.
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