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Pompei Scavi: Ritrovamento eccezionale di carro e cavalli. Sì…ma chiamamolo ‘cavallo bardato’

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Le notizie sul ritrovamento di una pariglia di cavalli, forse in compagnia di un terzo e addirittura di un quarto equide, sono apparse sulla Stampa, nazionale e internazionale, di ogni livello. I media ormai sono alla caccia costante di scoop, ritrovamenti e novità provenienti da Pompei Scavi. Anzi, dai cantieri in corso nell’area degli Scavi di Pompei o nel territorio ad essi immediatamente circostante. Il ritrovamento è infatti avvenuto nella campagna pompeiana della Civita Giuliana, a monte dell’area tra la villa dei Misteri e la zona di Porta Vesuvio. E l’attenzione non accenna a diminuire, nonostante la situazione di “vacatio”, generata dalla scadenza dell’incarico del Dir. generale Massimo Osanna. Egli, da parte sua, ha inoltrato domanda di riconferma, per concorso, stavolta.
Il fenomeno mediatico “Scavi di Pompei” però non conosce soste. Se ne è già resa conto la attuale reggente, l’archeologa Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo a Roma dal 2017, che è stata accolta ieri dallo stesso Osanna e dal generale Cipolletta per le operazioni per la “consegna” di lavori e di contratti, come previsto per Legge tra dirigenti. Intanto, la notizia dei cavalli ritrovati in una stalla appartenente a personaggi di spicco, stando al primo esame della qualità dei reperti, continua a rimbalzare ancora da un sito all’altro del WEB, grazie a Internet.
Fin dall’inizio si parlò di un cavallo “carrozziere” – in gergo equestre – in quanto emersero dallo scavo, oltre al primo cavallo, anche altri elementi, come finiture e borchie metalliche e particolari lignei carbonizzati, che fecero pensare a un carro oppure a una biga.
Del cavallo fu fatto il calco in sito, grazie al fatto che il suo corpo era rimasto immerso negli strati di cenere vulcanica eruttati dal Vesuvio. Poi sono emersi i resti di un secondo cavallo, di cui non è stato possibile fare il calco perché – come ci appare dalle foto – il suo corpo è rimasto immerso negli strati di lapillo. E il lapillo, per la sua consistenza si materiale “sciolto” non consente la conservazione di cavità, da riempire con gesso o simili.
Ora il “trilling” archeologico si va arricchendo di notizie di stampa riguardanti di un terzo cavallo e di un probabile quarto cavallo. I rumors si accavallano e raccontano anche di una mangiatoia e dei resti metallici di una “sella a quattro corni”, tipica dell’esercito romano.
Insomma, si profila un ricco bottino sottratto al mercato nazionale, forse internazionale, di oggetti d’arte trafugati. Lo scavo in corso infatti non appartiene al flusso dei fondi provenienti dal Grande Progetto Pompei, perché diverso è il fatto occasionale da cui esso si è originato. Il Commitente, promotore e destinatario speciale è la Procura della Repubblica del Tribunale di Torre Annunziata. Per volontà del Comando Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico, infatti, gli Uffici giudiziari torresi chiesero espressamente al prof. Osanna di estendere le indagini nello scavo archeologico iniziato clandestinamente da privati. Gli organi giudiziari devono comunque ancora ben individuare responsabilità individuali o collettive di uno scavo clandestino iniziato in tempi passati, forse anche lontani. Tra l’altro quello scavo clandestino per anni è stato ripreso e interrotto più volte, anche in epoche remote.
I rumors – che qui riportiamo stavolta per mero scrupolo di cronaca – ad un certo punto raccontavano di precedenti ritrovamenti clandestini di una biga, completa di carro, ruote, decori e… cavalli. E che le difficoltà di portare alla luce il grande ritrovamento fosse stata la reale causa della lentezza dei “lavori” dello scavo clandestino. Ormai le tesi che sostengono un’antica frequentazione del sito pompeiano da parte di “tombaroli” e scavatori clandestini si confermano sempre più. E’ acclarato ormai che frequentazione è stata praticamente ininterrotta durante i secoli, da poco dopo la eruzione del 79 d.C. fino all’inizio della esplorazione degli attuali Scavi Pompeiani. Per oltre quindici secoli. I ritrovamenti odierni non fanno che confermare queste tesi ritenute “eretiche” sotto l’aspetto della ortodossia archeologica pompeiana, per buona parte dell’Ottocento, di tutto il Novecento e fino a oggi.
Ritornando ora al secondo cavallo – di cui si continua a parlare e scrivere – esso è stato descritto di grande taglia e anche, forse frettolosamente, come appartenente a un comandante militare. Tutto questo, in un fiorire di ulteriori ipotesi di eccezionalità, forse seducenti, ma anche fuorvianti. Da esperto di Storia e di Strutture equestri – mentre annoto con interesse il riferimento alla altezza del garrese che giustificherebbe la ipotesi della “grande taglia” del cavallo – io mi soffermo titubante sulla definizione di “Sauro bardato” affibbiata spesso al secondo cavallo, fin dalla fase di scavo. Già si è parlato della “Villa del sauro bardato”.
Insomma la fantasia corre avanti alla realtà. Calma e gesso, per favore.
Ebbene, se qualche pezzo della bardatura è emerso certamente durante lo scavo, è assolutamente improbabile che sia rimasta traccia del “mantello” sauro del cavallo, in quanto peli e pelle non sopravvivono alle altissime temperature eruttive.
Il mantello sauro del cavallo quindi una fake news? o una realtà aumentata? Oppure una ennesima eccezionalità esclusiva di Pompei? Attendiamo “l’ardua sentenza”.
Intanto per favore, chiamiamolo soltanto “cavallo bardato”. Poi si vedrà…

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Federico L.I. Federico


Articolo pubblicato il giorno 17 Gennaio 2019 - 20:15
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