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Pompei e la Buffer zone: ultima corsa per il Map

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Ci rimbalzano la notizie delle fibrillazioni che attraversano – più o meno trasversalmente – la maggioranza politica dell’Amministrazione retta dal Sindaco Pietro Amitrano a Pompei. Non entriamo nel merito perché dai rumors e soprattutto dalle stesse dichiarazioni del Sindaco sembra emergere un forte disagio di una parte consistente del PD verso la presenza “immanente” a Palazzo De Fusco del fratello del Sindaco Amitrano, Sergio, medico oncologo, attivo nella rete delle associazioni cattoliche longhiane e nel volontariato. La questione insorta non ci interessa più di tanto, ma siamo portati a pensare che i motivi sono più profondi o, almeno, ancora da ben chiarire, come è emerso da interviste riportate da vari organi di stampa locale ai membri della scricchiolante maggioranza PD. C’è anche chi la definisce “ex maggioranza”. A noi non piace abbandonarci a illazioni, sospetti e dicerie. Lasciamo quindi la notizia per riprenderla eventualmente ai suoi prossimi sviluppi. Parte invece da questo giornale un invito al Sindaco Amitrano a chiedere chiarezza per il ruolo della Citta di Pompei, nella Buffer Zone UNESCO. E lo facciamo, perché non basta affatto la sua intervista rilasciata a Lira TV, facendo apparire sullo schermo una videata sbiadita sul territorio a valle della Via Plinio, frontistante la Pineta Demaniale, la quale per la moria dei pini si va spennacchiando in maniera indecente, dopo la atroce potatura di qualche mese fa. Intanto l’ecomostro di Porta di Stabia sembra essere arrivato alla ultimazione. O quasi…
Abbiamo dedicato il nostro ultimo articolo al Master Plan della Buffer Zone (ndr: purtroppo siamo costretti a un anglicismo di troppo, ma necessario per … farci capire!). Ci riferiamo al Piano di Gestione UNESCO per la zona cuscinetto degli Scavi di Pompei. Insomma quella circostante e coinvolta nei circuiti turistici legati agli Scavi di Pompei. Essa ha anche un comitato di Gestione di cui fanno parte con diritto di voto tre Ministri: BBCC, Trasporti, Coesione Territoriale. Altri soggetti istituzionali previsti sono il Presidente della Regione, il Sindaco Metropolitano, nonché i Sindaci dei 10 comuni che rientrano nell’area Buffer Zone. Trova posto tra i soggetti istituzionali anche un soggetto privato, un Consorzio di una decina di Imprese, definito una decina di anni fa NaplEst al momento della sua costituzione per l’area orientale di Napoli. Da due o tre anni esso però ha assunto il nome di “NaplEst e Pompei”, quasi in coincidenza con l’avvio del Grande Progetto Pompei.Per quanto si sa, la Buffer Zone si estende da Portici a Terzigno. E qui casca l’asino, anzi il primo asino, perché ne vedremo cascare altri.
Andiamo avanti quindi con la prima anomalia… asinina. Intanto la Buffer Zone di Pompei, cioè la “zona cuscinetto” degli Scavi di Pompei è tutto tranne che cuscinetto. Il Comune di Pompei infatti fa anche da confine meridionale e orientale della Buffer Zone, che ignora Scafati e anche S. Maria la Carità, cittadine confinanti a Est e a Sud. Non si capisce il motivo di tale esclusione, ma se ne prende atto. Problemi di provincia per Scafati? Segnaliamo però che il Polverificio Borbonico, ubicato in territorio scafatese, quindi salernitano, è stato dato in gestione alla Soprintendenza di Pompei e che Osanna annunciò una monorotaria (sic!) si collegamento tra Scavi di Pompei e Polverificio (ri.sic!!).
E’ un dato però che la Città di Pompei, dopo il primo triennio di spesa indirizzata soltanto all’interno delle mura antiche, passa da centro della Buffer Zone a periferia di essa. Lo scriviamo con amarezza, ma passiamo la palla alla Amministrazione Comunale Amitrano e alla Collettività pompeiana.
Una ulteriore considerazione non possiamo evitare di farla e riguarda ancora la Città nuova, che è stata suddivisa malamente in due parti per quanto riguarda le competenze su Archeologia, Paesaggio e Monumenti. Infatti, come hanno imparato i cittadini pompeiani a proprie spese, il territorio comunale dipende da due diverse soprintendenze: quella Mista per la Provincia di Napoli – cui sono affidati tre “quarti” del territorio – e il Parco Archeologico, cui rimane il quarto “quarto”. Una follia amministrativa che si è ripercossa sulla Buffer Zone, dove è stata lasciata a se stessa la Città nuova, quella viva. E qui spezziamo una ulteriore lancia a sostegno della tesi di chi – come noi di Cronache – propone la realizzazione del Museo Archeologico Pompeiano nel centro Città, servito da una navetta ferroviaria che leghi la Stazioncina borbonica di Pompei Scavi ex FFSS con la Stazione di Pompei Città, ogni RFI, Rete Ferroviaria Italiana attraverso l’uso di treni d’epoca borbonica. Ma qui passiamo di nuovo la palla all’Amministrazione Comunale, suggerendo di porre il problema alla nuova Reggente del parco Archeologico Alfonsina Russo, che – provenendo dal Parco del Colosseo a Roma – capirà la rivendicazione turistica della Città nuova, attualmente esclusa dai flussi da e per gli Scavi Pompeiani.E’ l’ultima corsa per Pompei, quella viva. Sia chiaro!
Chiudiamo con il Piano Unesco, in sigla PDG. Esso è per norme e prassi consolidate un Piano di Gestione, non soltanto un Piano di Interventi. Ben poco filtra tra le strette maglie del riserbo, oltre che dal Documento ottobrino della Commissione Parlamentare Beni Culturali presieduta dall’On. Luigi Gallo, sostenitore della tesi della valorizzazione del Distretto della bellezza, da Pompei a Portici. E qui casca il terzo asino, perché gli interventi – di matrice regionale, soprattutto cinematici, su ferro/su gomma, e insediativi – sembrano prevalere nettamente, nel “paniere” dei fondi disponibili per il cofinanziamento europeo. E le danze le comanda da sempre chi dirige l’orchestra. O no?

 Federico L.I. Federico


Articolo pubblicato il giorno 29 Gennaio 2019 - 09:13


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