Napoli. E’ l’effetto bomba, al contrario, quello che in queste ore pervade Napoli. Se la camorra voleva far paura ha sbagliato mossa, a giudicare da quello che si sta muovendo dopo l’attentato alla pizzeria di Gino Sorbillo, in via dei Tribunali a Napoli. La Napoli ‘operosa’ esce allo scoperto e fa quadrato. Lo sa bene Franco Rendano, medico chirurgo e gestore del locale Lanificio 25 che – dopo la bomba carta che ha distrutto Sorbillo – ha denunciato su Facebook di essere stato minacciato con una lettera e un proiettile ricevuti il 15 ottobre 2018 “Hai rotto il c…o, stai lontano dal Lanificio” gli hanno scritto. E’ bastato un post ed ha ricevuto centinaia di attestati di solidarietà, 28mila visualizzazioni, 200 condivisioni e migliaia di like. “Carissimi amici del Lanificio – aveva scritto Rendano sul social – pubblico la foto di una missiva violenta che mi è stata recapitata a casa. Da allora non frequento più il Lanificio25 e ne ho mollato temporaneamente la gestione. Abbiamo lavorato per rendere tutti partecipi del nostro ambizioso e difficile progetto, artisti e pubblico, dando vita ad un magnifico progetto di rigenerazione urbana. Questo ha infastidito qualcuno”.
Il suo post è stato travolgente, tanto che ha ringraziato tutti per la dimostrazione di affetto, con una lettera accorata ed un invito alla denuncia e ad usare i social come ‘arma d’informazione di massa’: “Cari amici del Lanificio25, sono emozionato per il numero e soprattutto per il tono di chi ha voluto manifestarci solidarietà, non solo, ma anche affetto e partecipazione per quello che ci è successo. Come ho detto a molti giornalisti non sono un “social” ma un “sociale”. Mi devo ricredere, perché è stata la mia lettera su FB che ha scatenato la diffusa reazione di solidarietà – ha scritto ieri notte sulla pagina di Lanificio25 -. Tutti quelli che hanno letto il mio messaggio e mi hanno scritto hanno avuto paura come l’ho avuta io. Ci si è resi conto che in questa società di stile camorristico tutti potrebbero essere soggetti di azioni intimidatorie come la nostra. Questo significa due cose: 1- bisogna denunciare e far sapere. Coraggio!!! 2- la potenza dei social in questa azione di divulgazione è di indicibile efficacia. Coraggio!!! Ringrazio tutti di cuore e chiedo a tutti voi di riverberare questo messaggio che non è mio personale, ma di un cittadino come tutti voi. Penso che questa possa essere un’arma, come si dice, d’informazione di massa. Grazie”.
Rendano insieme a Gino Sorbillo, ieri è andato, da un altro collega minacciato, Mario Granieri di Terra mia, il pizzaiolo di Forcella che aveva partecipato al sit in di solidarietà per Sorbillo e aveva chiuso per un giorno la sua pizzeria. Granieri ha sfidato la camorra che ha sparato nella porta del suo locale: “Non pago – aveva detto – ho famiglia e devo pensare a loro”. Ieri Rendano e Sorbillo sono andati a Forcella per fare quadrato intorno ad un collega coraggioso: “Un gesto importante ed emozionante – ha detto il gestore del Lanificio25 – che significa che non ci arrendiamo. Qui a Napoli siamo vittime di pochi disgraziati”.
A Porta Capuana, insieme a Rendano, sono in molti a credere nella riqualificazione e nella promozione culturale (Lanificio, Dedalus, Fondazione Made in Cloister), e in tanti si trovano a dover combattere la mano nera della criminalità organizzata o non. Insomma si fanno i conti con la camorra.
Anche qui si reagisce al fenomeno del racket come ha spiegato ieri Ulderico Carraturo, pasticciere e fondatore dell’associazione antiracket Porta Capuana. “Qui si combattono bene e male – ha detto Carraturo -. Le estorsioni sono un fenomeno innegabile in zona. Nell’ultimo anno, però, le denunce sono aumentate: ce ne sono state più di trenta in città, e alcune di queste hanno permesso arresti anche in zona. La riqualificazione a Porta Capuana c’è, ma si lotta contro vecchie logiche di camorra”.
Articolo pubblicato il giorno 20 Gennaio 2019 - 19:33