Marco Piovella “muoveva gli ultrà dell’Inter, ma non certo per fare agguati alle tifoserie avversarie. Organizzava semplicemente le coreografie della curva Nord”. Lo hanno sostenuto gli avvocato Mirko Perlino e Carlo Melzi D’Eril, difensori di Piovella detto il ‘Rosso’. Il capo ultrà è finito in carcere il 31 dicembre scorso per gli scontri tra tifosi interisti e napoletani fuori da San Siro prima del match tra le due squadre. Per i suoi legali, Piovella “ha ammesso le sue responsabilità e ha detto che era fuori dallo stadio, non può certo essere definito omertoso. Ha raccontato ciò che ha visto, semplicemente non ha fatto i nomi di altre persone che potevano essere con lui. In ogni caso l’interrogatorio davanti al gip è durato 2 ore e 25 minuti”, durante i quali il designer e imprenditore 34enne ha chiarito diversi aspetti di quanto è avvenuto quella sera. Per i difensori, inoltre, “non c’è alcun pericolo di inquinamento delle prove da parte di Piovella, che si trova in carcere e ha già confessato”. Piovella non può essere nemmeno ritenuto tra gli organizzatori del blitz punitivo nei confronti dei tifosi partenopei, perché da lui non è partito alcun ordine. A definire “omertoso” Piovella era stato il gip Guido Salvini nell’ordinanza del 7 gennaio con cui ha respinto la richiesta di arresti domiciliari avanzata dai suoi difensori.
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