Inchieste manipolate per favorire personaggi eccellenti: almeno 15 magistrati del distretto di Catanzaro sono finiti nel mirino della Procura di Salerno. Sono due i magistrati salernitani che stanno indagando sui colleghi calabresi, indagati per vicende e reati diversi, tra cui favoreggiamento mafioso, corruzione in atti giudiziari e corruzione. Gli atti dell’inchiesta, nata all’ufficio inquirente di Catanzaro, guidato da Nicola Gratteri sono stati trasmessi nell’estate dello scorso anno ai magistrati salernitani, competenti per le indagini sul distretto del capoluogo calabrese. Tra gli indagati, secondo quanto riferisce “Il Fatto quotidiano”, ci sono il procuratore di Cosenza, Mario Spagnuolo, l’aggiunto di Catanzaro, Vincenzo Luberto, il procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla. Spagnuolo, nel 2016, avrebbe favorito un indagato, l’ex presidente dell’Asl di Cosenza, Giuseppe Tursi Prato, per una vicenda che coinvolge suo fratello, lo psichiatra Ippolito Spagnuolo; l’aggiunto di Catanzaro, Luberto, sarebbe indagato per rivelazione di segreto d’ufficio, per avere riferito notizie riguardanti un’operazione all’ex vicepresidente della Regione Calabria, Nicola Adamo, e di abuso d’ufficio, per una questione connessa a un arresto per mafia nel marzo di tre anni fa. Per Facciolla, riporta sempre “Il Fatto quotidiano”, il fascicolo sarebbe stato aperto per un’ipotesi di abuso d’ufficio dopo essere stato chiamato in causa da un maresciallo della Forestale secondo il quale il magistrato avrebbe manipolato atti di indagine, ma il legale del procuratore ha spiegato che i rilievi a Facciolla si limiterebbero esclusivamente a “temi organizzativi e amministrativi”. Al momento, non c’è alcuna richiesta di misura preventiva o richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati. Sul sito web di informazione, iacchite.com, c’è la testimonianza del direttore responsabile del portale, Gabriele Carchidi, che sostiene di essere stato ascoltato dai carabinieri del Ros di Salerno giunti a Cosenza per raccogliere informazioni. “La fonte che ho è diretta, che più diretta non si può: sono stato interrogato dai carabinieri del Ros di Salerno, giunti qui a Cosenza per raccogliere informazioni legate al procedimento penale registrato con il numero 10404/17”, scrive Carchidi spiegando che “di norma, non potrei rendere pubblici i contenuti di questo interrogatorio perché violerei il segreto istruttorio e di questo mi hanno anche gentilmente avvertito i carabinieri che mi hanno rivolto le loro domande. Ma questo ‘divieto’, come prescrive la legge, scade dopo due mesi e pertanto, anche se non posso scendere nei particolari dell’interrogatorio, trascorsi (proprio ieri!) i fatidici due mesi, ho la facoltà di scrivere”.
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