“Mentre un narcotrafficante fa l’attore a Napoli con la divisa della Polizia Penitenziaria non sarebbe mai successo che ad interpretare il Maresciallo Rocca dei Carabinieri fosse stato scelto nemmeno un ladruncolo qualsiasi. Abbiamo toccato il fondo a testimonianza che il nostro Corpo, per effetto di scelte politiche e provvedimenti del DAP e del Ministro della Giustizia, è considerato di serie “Z””. Anche il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo contesta l’autorizzazione alle riprese di un docufilm di Matteo Garrone all’interno del carcere di Poggio Reale, dove una guardia carceraria sarà interpretata da un detenuto. Di Giacomo annuncia che da domani, dalle carceri di Abruzzo e Molise, prenderà il via una mobilitazione del sindacato “senza precedenti” con un tour e sit-in davanti ai principali istituti di pena del Paese. “Ci fa semplicemente sorridere il tentativo di recuperare credibilità messo in atto dal Ministro Bonafede che – aggiunge – si limita a dire che il Ministero ‘non fa casting in carcere’. Ci mancherebbe solo questo! Dopo aver concesso di tutto e di più ai detenuti, pensando persino alle ‘celle dell’amore’, al punto che solo nel 2017 è di 337 il numero totale di cellulari e sim ritrovati nei 190 istituti italiani, quasi due per ogni carcere, con un aumento del 58,22 per cento rispetto all’anno precedente. Per non dimenticare i quantitativi di droga rivenuta con le perquisizioni nelle celle e di ogni genere di prodotti alimentari e non, oltre ad armi contundenti. Rispetto a questa situazione che vede gli agenti di Polizia Penitenziaria (quelli autentici) fare le comparse e i detenuti gli attori noi diciamo basta e chiamiamo i colleghi alla mobilitazione”. ( “Ci fa semplicemente sorridere il tentativo di recuperare credibilità messo in atto dal ministro Bonafede che – aggiunge – si limita a dire che il ministero ‘non fa casting in carcere’. Ci mancherebbe solo questo! Dopo aver concesso di tutto e di più ai detenuti, pensando persino alle ‘celle dell’amore’, al punto che solo nel 2017 è di 337 il numero totale di cellulari e sim ritrovati nei 190 istituti italiani, quasi due per ogni carcere, con un aumento del 58,22% rispetto all’anno precedente. Per non dimenticare i quantitativi di droga rinvenuti con le perquisizioni nelle celle e di ogni genere di prodotti alimentari e non, oltre ad armi contundenti. Rispetto a questa situazione che vede gli agenti di polizia penitenziaria (quelli autentici) fare le comparse e i detenuti gli attori, noi diciamo basta e chiamiamo i colleghi alla mobilitazione per rifiutare – dice ancora Di Giacomo – il ruolo di vittima di detenuti-carnefici”. Le giustificazioni del ministro Bonafede – continua il segretario del sindacato – “provoca un sussulto di dignità che dobbiamo avere anche per la memoria di tanti colleghi che si sono tolti la vita non reggendo lo stress di condizioni di lavoro e di vita di gran lunga peggiori dei carcerati. Siamo convinti che a furia di dire bugie e di fare promesse, solo perché il carcere non rientra nel cosiddetto ‘contratto di programma’ tra Lega e Movimento 5 Stelle e pertanto è considerato ‘area di nessuno’, questi atteggiamenti si ritorceranno come un boomerang contro chi li pratica nel disprezzo dell’impegno, del sacrificio di migliaia di lavoratori in divisa (vera)”. Immediata è arrivata la risposta di Pietro Ioia, l’ex detenuto napoletano che interpreta un agente penitenziario in Nivea, il film prodotto da Matteo Garrone che, tra i temi trattati, parla anche della vita dietro le sbarre. Ioia da tempo é il presidente dell’associazione Ex Don, Ex Detenuti Organizzati Napoletani, che si occupa dei diritti e del reinserimento lavorativo dei carcerati. E’ l’autore del famoso libro ‘cella zero’ in cui sono raccontati i soprusi subiti da numerosi detenuti nel carcere di Poggioreale e che ha portato a un processo nei confronti di alcuni agenti penitenziari e ancora in corso. “Le mie lotte di civiltà e rispetto per il diritto- dice Ioia- non vogliono essere spunti per provocare guerre fra poveri(detenuti e guardie penitenziaria) non ho avuto pregiudizio nel indossare la vostra uniforme, chi la infanga sono coloro che usano violenza per imporla e non per chi denuncia gli abusi! Chi denuncia, delegando alla giustizia il compito di stabilire ciò che è giusto o illecito, dimostra senso civile. E MOBASTA”.
Articolo pubblicato il giorno 9 Gennaio 2019 - 13:25