Napoli. La bomba a Gino Sorbillo lo ha riportato indietro nel tempo, poco tempo fa, ma quel che basta per capire che non è più come prima. Mario Granieri, il titolare di Terra Mia, la pizzeria a pochi passi dal Duomo di Napoli dove il 4 gennaio scorso furono esplosi 4 colpi di pistola contro la porta, racconta il post solidarietà. “Dopo l’intimidazione ci sono stati tutti vicini, ma poi la gente del quartiere ha smesso di venire da noi e gli affari cominciano a calare”. Un racconto amaro, un attentato simile a quello nei confronti di Gino Sorbillo, non una bomba ma colpi di pistola. “Il giorno dopo – racconta Granieri – si avvicinarono due motorini con quattro persone con i caschi integrali e mi dissero di non chiamare la polizia perchè la zona è loro. Poi venne un giovane del quartiere che mi disse che dovevo pagare per avere la tranquillità per me e mia moglie che lavora con me. Io ho fatto la denuncia, perchè i soldi che guadagno servono per i miei figli e per pagare il finanziamento che mi è stato dato dalla banche”. Granieri ieri non ha aperto la sua pizzeria “perchè – dice – ho grande stima di lui e volevo testimoniargli la mia vicinanza”. Granieri conosce bene il quartiere: “Sono cresciuto in strada – racconta – con tanti amici che poi si sono persi, hanno fatto scelte diverse e oggi sono morti o in prigione. Io ho scelto il lavoro, sono un piccolo commerciante. E’ chiaro che ho paura ma non lascerò il mio quartiere anche se in tanti che venivano qui a comprare la pizza da asporto non vengono più, forse perchè hanno paura”. Il pizzaiolo fotografa la situazione del centro storico: “Qui anche grazie al boom turistico – dice – in tanti lavoriamo e cresciamo. Ma resta una parte di napoletani che se ne frega, si svegliano di pomeriggio e vogliono guadagnare soldi facili, non gli importa del lavoro nuovo che può arrivare dal turismo. Sono un tumore in una città in cui c’è tanta brava gente”.
Articolo pubblicato il giorno 17 Gennaio 2019 - 21:20