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Il capo ultrà della Lazio: la repressione ha fallito, va capita realta’ delle Curve

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“Il problema degli ultras ci sarà sempre ma se non si cambia questo metodo repressivo le cose possono solo peggiorare, per cui ben venga il dialogo con le istituzioni a patto che si capisca la realtà delle curve, perché in questi anni abbiamo avuto politici che hanno parlato di sicurezza negli stadi senza averci mai messo piede e queste sono le conseguenze”. Lo dice all’Adnkronos, Fabrizio Piscitelli, storico capo ultras della Lazio all’indomani della riunione dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive convocato dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in seguito ai fatti del 26 dicembre scorso a Milano, in occasione di Inter-Napoli, con la morte del tifoso Daniele Belardinelli. “Tutte le curve italiane non ce la fanno più con questa repressione da parte delle forze dell’ordine -sottolinea ‘Diabolik’-. Quasi tutti i capi ultras sono stati ‘daspati’ e ora è molto difficile gestire i ragazzi in curva, ad esempio in Curva Nord sono rimasti un paio di capi tifosi a gestire 7.500 ragazzi in curva con conseguenti maggiori problemi di incidenti. Soprattutto è difficile gestire i nuovi tifosi ventenni e molti di questi possono diventare delle ‘mine vaganti’. Io proporrei un’amnistia per i tifosi con il daspo anche perché ci sono stati provvedimenti di Daspo per ragazzi che si sono appoggiati a una balaustra o perché non stavano a genio alla Polizia”. “Noi ultras vorremmo essere giudicati e, se colpevoli, condannati da un giudice dopo un processo, non ha senso un provvedimento di daspo emesso dalla polizia: non è giusto in uno Stato garantista come dovrebbe essere quello italiano. Siamo assolutamente favorevoli al ripristino del treno per i tifosi ma a prezzi ragionevoli perché si rischia di pagare 70 euro un biglietto di sola andata per Milano. C’è differenza tra l’andare a Milano a fare il turista o per andare a vedere la partita”, conclude Piscitelli.


Articolo pubblicato il giorno 8 Gennaio 2019 - 17:52

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