Prima ha aggredito con i pugni due agenti della polizia penitenziaria, lanciando contro di loro anche un carrello per il trasporto del vitto. Poi, una volta bloccato e accompagnato in cella, dopo una mezz’ora, intorno alle 15.00, ha incendiato il materasso provocando un incendio che ha costretto la polizia penitenziaria a evacuare i detenuti della III sezione del carcere di Lucca. Protagonista un detenuto di origine marocchina. Cinque agenti sono stati medicati al pronto soccorso per le inalazioni di fumo e le conseguenze dell’aggressione. A denunciare quanto successo nella Casa circondariale di Lucca e’ il segretario generale del Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria Donato Capece. “Quanto accaduto a Lucca e’ inaccettabile ed evidenzia come le tensioni e le criticita’ nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti”, dice Donato Capece secondo il quale “e’ solamente grazie ai poliziotti penitenziari, gli eroi silenziosi del quotidiano a cui va il ringraziamento del Sappe per quello che fanno ogni giorno, se il numero delle tragedie in carcere e’ fortunatamente contenuto”. “Ogni giorno nelle Carceri italiani succede qualcosa, ed e’ quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre”, prosegue Capece, che rivolge l’ennesimo appello al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: “Le Carceri sono tornate ad essere incandescenti. Per questo sollecito nuovamente il ministro a convocare un incontro sul tema delle Carceri che, con il crescente sovraffollamento e l’elevato numero di eventi critici, stanno tornando incandescenti”, sottolinea il segretario del Sappe. “Bonafede ha cambiato i vertici del ministero della Giustizia e dell’Amministrazione penitenziaria, legittimamente, ma e’ opportuno che incontri quanto prima chi rappresenta le donne e gli uomini della polizia penitenziaria, che lavorano quotidianamente con grande stress e disagio nelle sovraffollate Carceri italiane caratterizzate da costante violenza contro gli agenti. Vorremmo che ci ascoltasse, che sentisse l’opinione di chi in galera ci lavora tutti i giorni, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, anche alla luce di alcune decisioni del Capo Dipartimento Francesco Basentini che non ci piacciono, non sono trasparenti, non sono utili, necessarie ed efficaci”.
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