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Cartelli di pompe funebri, come nella fiction Gomorra: gli infermieri agganciavano i clienti

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Come nella fiction ‘Gomorra’ gli infermieri agganciavano i familiari dei defunti, mettendoli in contatto con i referenti delle varie agenzie di servizi, proponendo quelle piu’ economiche o efficienti. Questi poi fornivano dettagli e indirizzavano i clienti verso gli uffici per le pratiche. Al vertice invece c’erano i rappresentanti di due consorzi, che dividevano i compiti e ridistribuivano le somme guadagnate. E’ questa la catena organizzativa ricostruita dai carabinieri del reparto operativo – nucleo investigativo e della Compagnia Bologna Centro, che hanno smantellato un business legato al settore funerario. I militari hanno eseguito  un provvedimento emesso dal Gip per 30 persone, accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, corruzione di incaricato di pubblico servizio, riciclaggio e violazioni connesse alla responsabilita’ amministrativa degli enti. Secondo le indagini i due ‘cartelli’ controllavano le camere mortuarie dei due principali ospedali cittadini, il Maggiore e il Policlinico Sant’Orsola-Malpighi.

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Circa 300 carabinieri del Comando Provinciale di Bologna, con il supporto di Comandi Territoriali contermini ed Unita’ Specializzate, dalle prime ore del mattino, hanno effettuato gli arresti di 30 soggetti ritenuti a vario titolo responsabili di “associazione per delinquere finalizzata alla corruzione”, “corruzione di incaricato di pubblico servizio”, “riciclaggio” e svariate violazioni connesse alla responsabilita’ amministrativa degli Enti. Le indagini, sviluppate dal Reparto Operativo – Nucleo Investigativo e dalla Compagnia Bologna Centro, coordinate dalla Procura della Repubblica di Bologna, hanno consentito di disarticolare un radicato sistema corruttivo ruotante attorno al comparto funerario. Al centro del sistema, le dinamiche spartitorie di due cartelli di imprese. Le indagini hanno permesso di svelare un modus operandi consolidato nel tempo e strutturato su piu’ livelli: alla base, gli infermieri, a libro paga, provvedevano ad ‘agganciare’ i familiari dei defunti mettendoli in contatto con i rispettivi referenti delle varie agenzie di servizi, presentandole come le piu’ economiche, o le piu’ efficienti e rapidamente reperibili; i referenti, attraverso una stabile presenza presso gli ospedali, in contravvenzione a quanto normativamente previsto, fornivano nell’immediatezza tutti i dettagli del caso ed indirizzavano i nuovi clienti verso i loro uffici per la definizione della pratica; al vertice, invece, i due massimi rappresentanti dei consorzi, in grado di dirigere le rispettive associazioni sotto tutti gli aspetti, dalla sistematica suddivisione dei vari ‘lavori’ tra le varie ditte funebri parte del sistema, alle complessive attivita’ di gestione e redistribuzione delle somme acquisite. Le investigazioni hanno documentato le sistematiche condotte di riciclaggio promosse e coordinate dagli indagati di vertice con il reinvestimento del rilevante ‘nero’ aziendale, realizzato con la sistematica mancata fatturazione di parte dei servizi funerari e gestito attraverso specifiche contabilita’ parallele da parte di sodali incaricati della specifica mansione. Lo stesso veniva di fatto impiegato al fine di soddisfare la provvista corruttiva ed implementare le singole fette di guadagno. Nel corso dell’operazione, condotta tra le province di Bologna, Modena, Ferrara, Rimini e Gorizia, i militari stanno procedendo anche ad un sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per circa 13 milioni di euro.


Articolo pubblicato il giorno 17 Gennaio 2019 - 10:08
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