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Calcio violento: la confessione di Ciccarelli

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Ha ammesso di aver partecipato agli scontri di Santo Stefano prima di Inter-Napoli, ma non ha voluto parlare di chi era con lui. Il capo dei ‘Viking’ della Curva dell’Inter, Nino Ciccarelli, 49 anni, in carcere da giovedì scorso per rissa aggravata e altri reati, ha parlato per poco più di un’ora con il gip Guido Salvini e il pm Michela Bordieri. Ha risposto solo ad alcune domande dei magistrati e ha fatto dichiarazioni spontanee. Ha confermato di essersi ferito nel blitz tra via Novara e via Fratelli Zoia, a Milano, contro i tifosi del Napoli, ma non ha voluto parlare di un suo eventuale ruolo nella pianificazione dell’azione punitiva contro i rivali partenopei.Ciccarelli, da quanto ha riferito l’avvocato Mirko Perlino lasciando San Vittore, ha ripetuto davanti ai magistrati, come già aveva detto in un interrogatorio in Questura, di essere passato per caso in via Novara e di essersi unito agli amici ultrà contro la tifoseria avversaria. Nei tafferugli, il capo dei Viking – che ha alle spalle 12 anni di carcere tatuati sul corpo con 12 foglie ed è stato prima arrestato e poi assolto per la morte del tifoso ascolano Nazzareno Filippini – è rimasto anche lievemente ferito. Le immagini analizzate dalla Digos mostrano una ferita al naso e una da arma da taglio a una coscia. Il 49enne ha detto di non essere stato presente a un incontro al pub ‘Cartoon’ in via Novara, dov’erano riuniti prima della partita i vertici della Curva Nord insieme ai capi ultrà del Varese e del Nizza, tifoserie gemellate con i nerazzurri.Ciccarelli non ha dato indicazioni nemmeno sull’incidente nel quale è rimasto coinvolto Daniele ‘Dede’ Belardinelli che, dopo essere stato investito, è morto in ospedale per le fratture e le lesioni riportate. In Questura, il capo ultrà aveva spiegato di aver visto soltanto un corpo a terra e poi di aver notato due auto che passavano. Nelle prossime ore l’avvocato Perlino chiederà che al leader dei Viking vengano concessi i domiciliari. Con lui, giovedì scorso, è finito in carcere anche il tifoso del Varese Alessandro Martinoli. Anche lui ha ammesso venerdì scorso davanti al gip di aver partecipato agli scontri e di aver ferito un ultrà napoletano. Non ha visto, però, il momento in cui l’amico ‘Dede’, di cui era stato ospite a Natale insieme ad altri tifosi, era stato schiacciato dal mezzo dei supporter partenopei.Nel frattempo, deve restare in carcere Marco Piovella, detto ‘il Rosso’, a capo dei ‘Boys’, altro storico gruppo di tifosi interisti. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Milano, respingendo l’istanza di scarcerazione della difesa e confermando l’ordinanza cautelare del gip Guido Salvini.Oltre a lui, devono restare in carcere anche Francesco Baj e Simone Tira, altri due ultrà arrestati subito dopo i fatti. L’unico ad aver riguadagnato la libertà, per il momento, è Luca Da Ros, anche lui membro della curva interista, che ha scelto di collaborare con le indagini e ha ricostruito davanti ai magistrati alcuni passaggi chiave della maxi rissa di Santo Stefano.


Articolo pubblicato il giorno 21 Gennaio 2019 - 20:52

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