Hanno prima dichiarato che la loro figlioletta di appena 20 mesi era morta nell’incendio che aveva distrutto il loro furgone, poi hanno cambiato versione dicendo che qualcuno l’aveva rapita per chiedere loro un riscatto e aveva appiccato il rogo. Ma in realtà, almeno secondo la Polizia e la Dda di Cagliari, la piccola sarebbe stata uccisa proprio da loro. È arrivata nella notte la svolta nelle indagini sulla scomparsa di Esperanza Lara Seferovic, una bimba di 20 mesi nata a Cagliari da genitori rom. Il padre e la madre, Slavko Seferovic e la moglie Dragana Ahmetovic, entrambi di 28 anni, sono stati fermati per omicidio aggravato, occultamento di cadavere, simulazione di reato e incendio doloso. Ad inchiodarli ci sono le indagini condotte dalla squadra Mobile di Cagliari, coordinata dal dirigente Marco Basile, che hanno ricostruito quanto accaduto la sera del 23 dicembre scorso al villaggio dei Pescatori, a Giorgino, periferia di Cagliari. Giorno in cui proprio i genitori della bambina hanno chiesto l’intervento dei vigili del fuoco per spegnere l’incendio che stava devastando il furgone Iveco utilizzato come casa, a bordo del quale, secondo quanto da loro affermato quella sera, si trovava la piccola Esperanza. Ma non solo. Ci sono anche le intercettazioni telefoniche e ambientali nelle quali i genitori vengono sentiti chiaramente parlare di delitto. “L’ho impiccata… così non piange e non fa (cioè così non soffre, ndr)”, dice Slavko alla moglie. Lo si legge nelle 68 pagine del fermo eseguito dagli uomini della sezione reati contro la persona della Mobile, diretta da Davide Carboni. Non è l’unico passaggio in cui si intuisce che i responsabili del delitto sono loro, anche se il modo, il quando e il dove il delitto sia avvenuto non è ancora stato chiarito. Il corpo della piccola, infatti, non è stato trovato, come è ancora sconosciuto il movente. Tra le ipotesi ci potrebbe essere quella legata alla cagionevole salute della bimba, molto gracile e che più volte aveva avuto in passato necessità di cure. Di sicuro la piccola era già sparita a fine novembre. I genitori, rispondendo alle domande fatte dagli altri componenti della comunità rom, preoccupati dell’assenza della piccola, avevano detto di averla affidata a un istituto perché non riuscivano a prendersene cura. Un elemento questo che è emerso quando gli investigatori hanno iniziato a raccogliere le testimonianze di amici e parenti della coppia. Nonostante fosse stata pianificata a tavolino la versione da fornire, sono emerse contraddizioni e falle nei racconti. Di sicuro, lo hanno accertato gli investigatori, il 23 dicembre il furgone poi distrutto dal rogo viene inquadrato da alcune telecamere mentre si allontana dalla zona di Giorgino. Il 28enne acquista 2 euro di benzina in un distributore per poi appiccare il rogo. Il furgone torna al villaggio dei Pescatori e alle 19.30 scatta l’allarme per l’incendio e per la possibile morte della piccola nel rogo.
Articolo pubblicato il giorno 20 Gennaio 2019 - 14:40