Napoli. Una banda di ladri a gestione familiare, con le mogli a fare da supporto a mariti bravissimi nella ‘professione’ tanto da guadagnare decine di migliaia di euro al mese ‘lavorando notte e giorno’. E’ quanto emerso nell’inchiesta che ha portato, stamane, all’arresto di 12 persone (sei in carcere e sei ai domiciliari con braccialetto elettronico). “Lavorando notte e giorno, mio marito è un ladro bravissimo, in soli tre mesi e riuscito a guadagnare 280mila euro” così diceva a telefono la moglie di uno dei componenti della banda del Rione Traiano e del quartiere di Pianura, banda accusa di aver messo a segno 17 furti e rapine tra Caserta, Napoli e Salerno. Al vertice del gruppo criminale smantellato oggi c’era Salvatore Salvati, secondo la Procura di Santa Maria Capua Vetere.
Un’associazione a delinquere con base tra i quartieri napoletani di Pianura e del rione Traiano, ma che operava praticamente in tutta la Regione. Al vertice, c’era Salvati: il 44enne finì in manette il 7 novembre scorso dopo il colpo al parco ‘La selva’, tra Caserta e San Nicola la Strada. Nella serata del giorno precedente, nel tentativo di rincorrere il quarto componente della banda, il vice brigadiere dei carabinieri Emanuele Reali venne investito da un treno nei pressi della stazione ferroviaria di Caserta. Salvati secondo l’indagine era il delegato a gestire proventi illeciti dell’associazione ed a e suddividerli fra gli affiliati, oltre a dare direttive su ruoli e compiti agli altri membri.
I Carabinieri della Compagnia di Caserta hanno eseguito stamane l’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta di questa Procura. Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata a furti in appartamento e rapine; nonché in ordine a 17 furti in abitazione, consumati o tentati, e rapine, nelle città di Caserta, Napoli e Salerno, tra il 13 luglio ed il 06 novembre 2018. L’attività investigativa è stata avviata il 13 luglio 2018, a seguito di un tentativo di furto in appartamento in Caserta, dove un gruppo di 6 persone aveva tentato di forzare la porta d’ingresso di un appartamento in via Lincoln. Il rientro improvviso dei proprietari dell’abitazione mise in fuga i ladri a bordo di 3 vetture. Nella circostanza, arrivarono i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Caserta che inseguirono le auto, in quell’occasione fu arrestato Pasquale Iorio per resistenza a pubblico ufficiale, mentre gli altri, dopo aver abbandonato le auto utilizzate per la fuga, fecero perdere le proprie tracce allontanandosi a piedi per le vie cittadine. L’attenzione investigativa si concentrò sui vari grimaldelli ed arnesi atti allo scasso sequestrati all’interno delle autovetture abbandonate dai malviventi, da cui emergeva l’esistenza e l’operatività di uno stabile gruppo di persone dedite, in modo professionale ed organizzato, alla commissione di furti in appartamento. Nella circostanza, per l’utile prosecuzione delle indagini, emergeva un dato fondamentale: per una delle autovetture abbandonate dai ladri, risultava che la proprietaria, una parente di Anna Artuso (stabilmente inserita nell’associazione criminale), aveva sporto denuncia di furto poco dopo il rinvenimento ed il sequestro del medesimo veicolo a Caserta da parte dei Carabinieri. L’autovettura venne, quindi, restituita alla proprietaria al ritiro dell’auto provvide Pasquale Reale – anch’egli stabilmente inserito nella organizzazione criminale, marito di Anna Artuso. Il coinvolgimento di Pasquale Reale è stato poi riscontrati dai successivi accertamenti su altri veicoli sequestrati, poiché utilizzati per mettere a segno i furti, uno dei quali risultava essere stato noleggiato proprio dallo stesso Reale presso un autonoleggio di Napoli. Nel corso delle approfondite attività investigative, è stato appurata la particolare tenacia del gruppo criminale che non si fermava nemmeno davanti a provvedimenti di sequestro degli autoveicoli impiegati per i furti. Infatti, nella notte del 26 luglio 2018, Reale insieme ad altri due compiici si si era introdotto nel deposito giudiziario dove erano stati custoditi i veicoli sequestrati, per recuperare gli arnesi atti allo scasso ed un sacchetto di cellophane occultato sotto il sedile posteriore di un’auto loro sequestrata e contenente alcuni monili in oro, provento di furto. Il piano criminoso di recupero della refurtiva non andava a buon fine, in quanto i veicoli sequestrati erano stati precedentemente spostati dai Carabinieri in altro deposito giudiziario, proprio al fine di evitare che venisse portata a compimento l’azione criminosa. Le successive indagini, partendo da Pasquale Reale hanno consentito di ricostruire l’organigramma dell’organizzazione ed i ruoli ricoperti da ciascuno degli associati: Salvatore Salvati, capo ed organizzatore dell’associazione, in considerazione del ruolo di coordinamento svolto dal medesimo e della posizione di preminenza che gli atri associati gli riconoscono. E’ infatti Salvati a gestire i proventi illeciti dell’associazione ed a e suddividerli fra gli affiliati, così come è emerso che, anche in occasione dei furti, egli impartiva le direttive ai sodali sui ruoli ed i compiti che ognuno doveva svolgere (autista, palo, materiale esecutore), gli attrezzi da utilizzare e via di seguito. Pasquale Reale, con il ruolo di organizzatore, stretto collaboratore di Salvati, si occupava di coordinare le attività degli altri sodali per assicurare
l’efficienza dell’apparato organizzativo dell’associazione. E’ infatti lui ad occuparsi del reperimento dei telefoni (con utenze fittiziamente intestate), degli arnesi atti allo scasso, nonché di noleggiare o acquisire la disponibilità delle autovetture utilizzate per la commissione dei furti. Partecipa inoltre, come Salvati, all’esecuzione dei furti e gestisce direttamente i rapporti con il ricettatore cui vendere i gioielli provento dei reati. Salvatore Esposito, Salvatore Garofalo, Pasquale Attanasio e Cristian Pengue, partecipano all’associazione con compiti essenzialmente limitati alla materiale esecuzione dei furti, alternando il ruolo di materiale esecutore a quello di “palo”. Anna Artuso, moglie di Reale Pasquale e Tiziana Di Biasi, moglie di Esposito Salvatore, partecipano all’associazione, dimostrando di conoscere le dinamiche del gruppo ed evidenziando, in più circostanze, la disponibilità a sostenerne l’attività criminosa, anche esponendosi al rischio di essere scoperte. In particolare, entrambe le donne si sono recate in diverse circostanze a recuperare i sodali in occasione di furti non “riusciti”, come quelli del 13 luglio e del 6 novembre 2018 a Caserta ovvero hanno partecipato alla commissione di furti con il compito di “palo” per segnalare l’eventuale arrivo delle forze dell’Ordine. Tutti gli altri destinatari dei provvedimenti cautelari, ossia Patrizio Salvati, Pasquale Iorio, Marco Scamardi e Rocco Tomaselli, pur essendo estranei al contesto associativo, hanno partecipato alla materiale commissione di diversi furti in abitazione, evidenziando elevata professionalità, spregiudicatezza e propensione a delinquere. L’attività investigativa si è svolta con i tradizionali metodi di osservazione, pedinamento e con intercettazioni, consentendo, in tal modo di acquisire solidi elementi indiziari in ordine anche al modus operandi della associazione criminale, che ha operato senza conoscere confini territoriali (partendo dal Rione Traiano di Napoli, per andare a commettere furti oltre che a Napoli, nel Casertano ed in provincia di Salerno): gli obbiettivi venivano selezionati, mediante accurati sopralluoghi, tra i condomini con appartamenti dotati di portoncini con serrature a cilindro di tipo “europeo”. Localizzato l’obbiettivo, venivano parcheggiate le autovetture già pronte per la fuga e venivano posizionati i “pali”, dotati di radio ricetrasmittenti per le comunicazioni; gli altri componenti, invece, si recavano presso le abitazioni, dopo aver accuratamente accertato che i proprietari non vi fossero; dato di cui si accertavano citofonando ripetutamente e ad intervalli di tempo brevi; sicuri dell’assenza dei proprietari, i componenti della banda criminale entravano negli appartamenti, servendosi delle caditoie dell’acqua ed introducendosi dai balconi ovvero forzando le serrature mediante asportazione della protezione delle stesse; quest’ultima operazione avveniva con l’utilizzo di chiavistelli, cacciaviti, chiavi inglesi da meccanico modificate, chiavi bulgare, tanto da riuscire a rimuovere ogni forma di protezione. Gli attrezzi, che fino a quel momento erano custoditi nelle vetture parcheggiate nelle vicinanze, venivano, all’occorrenza e su richiesta telefonica o radio, portati materialmente a coloro che si trovavano davanti alla porta da scassinare; una volta razziato l’appartamento, i malviventi si dileguavano a bordo di almeno due autovetture, rigorosamente prese a noleggio, per poter eludere il successivo controllo delle forze di Polizia, potendo contare su strutture dell’associazione
stabilmente dedite al recupero degli esecutori materiali dei furti. La refurtiva asportava variava a seconda dell’obbiettivo avuto di mira: i gioielli ed i monili in oro erano il target preferito dai malviventi, in quanto facilmente monetizzabili attraverso i ricettatori, tuttavia gli stessi non disdegnavano elettrodomestici come aspirapolveri o robot da casa.
L’attività investigativa che, sovente, è riuscita ad impedire che i furti venissero portati a compimento, ha anche consentito di apprendere, dalle conversazioni intercettate degli indagati, come in soli tre mesi avessero guadagnato circa 280.000 euro, “lavorando notte e giorno”).
La progressione criminosa dell’associazione, tuttavia, era stata interrotta dai Carabinieri di Caserta subito dopo un furto in appartamento, consumato nel capoluogo di Provincia il 06 novembre 2018; si ricorda che in quella circostanza, nel corso dell’inseguimento dei malviventi trovò la morte il carabiniere Emanuele Reali del Nucleo Operativo dei CC di Caserta.
In particolare, nella circostanza., attraverso il consolidato modus operandi dell’associazione per delinquere, mentre uno degli affiliati, Pengue, attendeva in auto, con funzioni di “palo” e di recupero per la fuga, Salvati, Reale e Attanasio si introducevano, dopo aver forzato la porta d’ingresso, in un appartamento di Caserta in via Alfieri, dal quale asportavano degli elettrodomestici. Reale e Pengue furono fermati dai Carabinieri dopo un breve inseguimento, mentre gli altri due riuscivano a fuggire ed a nascondersi.
Dopo incessanti ricerche, Salvati ed Attanasio furono localizzati, mentre attendevano che Anna Artuso arrivasse a recuperali. Ne scaturì un nuovo inseguimento, durante il quale i Carabinieri riuscirono a bloccare solo Salvati, mentre Attanasio riusciva nuovamente a dileguarsi, inseguito dal vicebrigadiere Reali che perse la vita investito da un treno durante le ricerche del fuggitivo.
L’irreperibilità di Attanasio durò meno di 48 ore, in quanto, le pressanti ricerche dei Carabinieri, lo costrinsero a presentarsi al Comando Provinciale di Caserta per costituirsi, in esecuzione di un decreto di fermo emesso dal Pubblico Ministero di questa Procura.
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