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Arzano è cosa nostra: da Milano la nuova mafia, iniettati nel circuito dell’edilizia e della produzione illegale milioni di euro

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Arzano è cosa nostra: da Milano la nuova mafia. Iniettati nel circuito dell’edilizia e della produzione illegale milioni di euro. Frizioni tra i clan per la gestione delle grandi colate di cemento, movimento terra, imprese edili, incarichi. Una penetrazione di grossa entità con al centro le attenzioni di una criminalità che proprio ad Arzano nell’ultimo anno sembra aver compiuto un salto di qualità. Non la solita criminalità dedita alle estorsioni e al business della droga pur sempre onnipresente, ma menti occulte nascoste nelle retrovie che lavorerebbero sotto traccia per condizionare la vita sociale ed economica nella cittadina a nord di Napoli. Un assalto, forse, momentaneamente scongiurato solo dall’arrivo della commissione Antimafia. Interessi tanto forti da scavalcare la politica e non solo, per raggiungere direttamente il cuore dei centri decisionali. Un patto segreto fatto d’interessi e di affari che vedrebbero la presenza di una sorta di “direttorio” fatto da politici, tecnici, imprenditori, spioni e insospettabili legati al clan Moccia e al clan degli Amato-Pagano. E cosi, come accade nelle migliori storie di mafia, i nuovi “capi bastone” sarebbero in movimento per capire le vulnerabilità e mettere a punto strategie. Il business non si può fermare. Gli interessi in gioco sono tanti e troppi. Si rischia. Ma rischia di più chi ne parla. Che alcuni politici e la camorra facessero affari, si era scritto anche nel decreto di scioglimento del 2015 che aveva evidenziato che “ Anche le frequentazioni – che in nessun modo possono essere ritenute occasionali, in un comune ad alta densità demografica qual è Arzano – assumono un deciso valore indiziante, in presenza di dati fattuali indicativi dell’influenza delle cosche sulla gestione amministrativa del comune. Ciò soprattutto quando sfociano anche in rapporti amicali”. Quello edile è un affare che conviene a tutti: imprenditori, politici e mafiosi. È un affare che indirizza i flussi di spesa pubblica, che inibisce la regolamentazione delle amministrazioni, che permette riciclo di capitali e fa uso delle regole della sana competizione a favore degli interessi criminali. Intanto il lavoro della commissione d’inchiesta prefettizia sul comune va avanti e numerosi sono gli atti richiesti e su cui lavoreranno gli esperti del ministero.

Luca Rossi


Articolo pubblicato il giorno 13 Gennaio 2019 - 19:11
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