I parenti, gli amici e anche i vicini di casa delle donne vittime di violenza, “non possono sottrarsi dal denunciare” perche’ le statistiche dimostrano, come accade, per esempio, a Napoli, che le richieste di intervento alle forze dell’ordine provenienti direttamente dalle donne maltrattate sono solo 8 su 85″. Lo ha detto il questore di Napoli, Antonio De Iesu, intervenuto oggi, nel Palazzo di Giustizia, al corso di formazione sul tema de “La tutela delle vittime di stalking e delle altre forme di violenza”, organizzato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati. De Iesu ha ricordato che “la violenza sulle donne matura soprattutto nell’ambito delle mura domestiche, come dimostra l’ultimo caso di Catania, dove un consulente finanziario di 34 anni si e’ ucciso dopo avere sterminato la sua famiglia”. Proprio per questo, sottolinea il questore, “nessuno si puo’ sottrarre dall’onere di contribuire a prevenire queste forme di disagio”. “Solo pochi anni fa, nel 2009, – ha ricordato il questore di Napoli – ci si e’ resi conto che c’era bisogno di una produzione legislativa adeguata. Le nuove norme sono state efficaci, – ha spiegato – ci hanno dato la possibilita’ dell’ammonimento, una forma amministraiva molto piu’ veloce, ma manca ancora qualcosa. La legge del 2013 ci ha fornito ulteriori strumenti: prima il questore poteva intervenire con l’ammonimento solo su richiesta della vittima. Dal 2013 in poi, invece, lo puo’ irrogare anche a prescindere dalla richiesta della vittima”.
Il questore di Napoli Antonio De Iesu ha ricordato, parlando agli avvocati presenti, che le forze dell’ordine si sono attrezzate, anche dal punto di vista informatico, per fronteggiare l’odioso fenomeno della violenza sulle donne: “Con il progetto Eva – ha spiegato – quando la pattuglia interviene e’ tenuta a seguire un particolare iter nella raccolta degli elementi indiziari: deve verificare se ci sono segni che evidenziano un conflitto all’interno della famiglia, verificare la condizione emotiva dei minori, se presenti, e raccogliere altre informazioni che rimangono nei nostri data base in maniera che, in un successivo intervento, e’ subito possibile avere subito un background utile per l’adozione di eventuali misure pre cautelari, come l’allontamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento”. Il questore De Iesu, riterrebbe utili pero’ ulteriori strumenti da parte del Legislatore, da mettere nelle mani del questore o del giudice, come, per esempio l’imposizione al soggetto destinatario di un provvedimento pre cautelare, che potenzialmente puo’ rendersi colpevole di un femminicidio, “dell’obbligo di farsi seguire in un percorso di cura gestito da professionisti”. “La legge del 2013 impone al poliziotto solo di informare lo stalker della possibilita’ di potersi sottoporsi a questi percorsi – ha concluso De Iesu – e questo e’ un vulnus che va sanato”.
Articolo pubblicato il giorno 11 Dicembre 2018 - 18:21